Guido Zamperioli, l'anima della Bencini

Guido Zamperioli, classe 1919, bravissimo ad assemblare i telai nella bottega di biciclette col fratello Matteo, avrebbe dovuto correre il Giro d'Italia 1940 come indipendente, ma la sua bici non arrivò a Milano, rubata durante il viaggio in treno. Partecipò ad un campionato italiano, ma fu costretto al ritiro per la rottura della sella. Nel Genio pontieri durante la guerra, portava la posta, in bici, da una caserma all'altra. Terminato il conflitto, era tornato a correre col Pedale Scaligero, ottenendo buoni risultati. Poi era salito sull'ammiraglia con l'Ausonia, aveva scoperto Adriano Zamboni e condotto alla vittoria Giusti, Tinazzi, Costalunga, il figlio Jano. Dopo la chiusura della società di Pescantina, Zamperioli era tornato al Pedale Scaligero, società alla quale aveva cominciato a collaborare Silvio Bencini. Guido lo convinse presto ad allestire una propria squadra e nacque così il gruppo che avrebbe caratterizzato gli anni dal 1960 al 1966. La Bencini nasce il 28 ottobre 1960. Guido Zamperioli prova la più grande gioia della sua carriera quando Flaviano Vicentini conquista la maglia iridata a Renaix nel 1963. Arrivano i titoli mondiali e la medaglia d'argento olimpica di Guerra e Andreoli nella Cento chilometri. E successi nelle più grandi classiche del dilettantismo. La Bencini diventa la squadra da battere, anima sempre la corsa e vince su tutti i traguardi, in volata e per distacco. Zamperioli sapeva tirar fuori il meglio da ogni atleta, dal giovane promettente al corridore da rilanciare; non sbagliava i giudizi e seguiva in tutto e per tutto i suoi ragazzi. Guido Zamperioli era uomo di grande umanità e sapeva essere severo con i suoi ragazzi; ai corridori ha sempre insegnato l'onestà e un modo di vita che sarebbe andato bene una volta scesi di bicicletta.
Pietro Guerra, Severino Andreoli, Luciano Soave, Jano Zamperioli, Flaviano Vicentini, Lino Carletto, Giovanni Castelletti, Bruno Vajente sono i professionisti veronesi «nati» alla Bencini. Avrebbero potuto formare un'interessante squadra anche tra i professionisti. Era il sogno di Guido che la Bencini potesse passare in blocco al professionismo. Oltre a chi è passato, anche altri della Bencini l'avrebbero meritato. Ad esempio Licio Franceschini, Gastone Corradini, Giancarlo Albrigo, Beniamino Cordioli, Ivano Toni (mantovano, era il solo non veronese del gruppo), Giorgio Cordioli, Renzo Ferrari, Renzo Cambioli, Renato Lonardi, Francesco De Marchi, Franco Pizzini, Remigio Tarocco, gli altri uomini vincenti dello squadrone plasmato da Zamperioli, non erano meno degli altri. Ma il sogno resterà tale, la ditta Bencini, a fine 1966, si ritirerà e finirà così un'epoca del ciclismo scaligero, la prima in cui una squadra veronese era stata in grado di primeggiare tra i dilettanti.
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