André Leducq; il ciclista più amato dal pubblico francese nel periodo tra le due grandi guerre

André Leducq nacque nel 1904 a Saint Ouen, cittadina nel Nord-est della Francia situata nel dipartimento dell'Ile de France.
La sua carriera come ciclista ebbe un primo importante punto di svolta nel 1924, quando seppe aggiudicarsi il campionato mondiale, all'epoca ancora riservato ai dilettanti, sulle strade di casa (la corsa si tenne in Francia).
Quella vittoria gli diede notorietà, e gli consentì di trovare un ingaggio tra i professionisti, dove fece il proprio debutto nel 1926.
Dopo una stagione di apprendistato, a partire dal 1927 Leducq cominciò a mettersi in evidenza e subito si notò la sua particolare affinità verso il Tour de France, dove a soli 23 anni colse tre vittorie di tappa e chiuse al 4° posto nella classifica generale.
Per lui in quella stagione arrivarono anche due tappe alla Vuelta al Pais Vasco, dove chiuse al secondo posto nella classifica generale.
Nel 1928 per Leducq arrivò una brillante vittoria alla classica del pavè, la Parigi-Roubaix, dove si affermò davanti al grande Georges Ronnse; la conferma del fatto che una nuova stella era ormai nata arrivò con i piazzamenti al campionato nazionale francese, dove Leducq si piazzò secondo sia nella prova in linea che in quella a cronometro.
Nel prosieguo della stagione per Leducq il calendario propose le stesse fatiche già affrontate nel 1927, cioè la Vuelta al Pais Vasco ed il Tour de France. E se in Spagna arrivò una vittoria di tappa ed un secondo posto nella classifica generale, ancor meglio andò al Tour de France, dove Leducq colse ben 4 vittorie di tappa, coadiuvate da due secondi posti e dal secondo posto nella classifica generale, dietro al compagno di squadra Nicolas Frantz.
In quell'edizione, come del resto già nell'edizione precedente, gran parte delle tappe si svolsero con il sistema del "Team time trial", in pratica delle cronosquadre; questo consentì ai corridori facenti parte dei team più forti di avvantaggiarsi notevolmente, e chi ne trasse maggior beneficio fu la squadra Alcyon, di cui facevano parte Frantz, Leducq e Dewaele, che chiusero rispettivamente ai primi tre posti della generale.
Dopo questi brillanti risultati, nel 1929 Leducq ebbe un'annata interlocutoria, che lo confermò ai vertici del ciclismo, ma senza riuscire a cogliere risultati in linea con quanto ottenuto nelle stagioni precedenti.
Il francese chiuse la stagione con una vittoria di tappa alla Vuelta al Pais Vasco e ben cinque tappe al Tour de France, dove però non seppe confermarsi nella classifica generale e chiuse all'undicesimo posto distante oltre 2 ore dal vincitore, il belga DeWaele suo compagno di squadra. A suo discapito, probabilmente, ci fu la decisione degli organizzatori di tornare allo svolgimento di normali tappe in linea, con sole tre tappe disputate con il metodo del "Team time trial".
Il 1930 ripropose Leducq tra i protagonisti assoluti del ciclismo mondiale; fu infatti in quella stagione che il campione francese compì la sua impresa più bella, riuscendo a vincere il Tour de France dopo un'epica rincorsa, grazie anche all'aiuto dei suoi compagni di squadra.
Ma andiamo con ordine: ad inizio stagione Leducq vinse una classica di secondo piano, la Paris-Caen. Arrivò al Tour de France senza aver colto altri risultati significativi, ma la corsa rispetto agli anni precedenti era di molto cambiata; Henri Desgrange, direttore ed organizzatore della Grand Boucle, odiava le corse con eccessivi tatticismi, e cercò in ogni modo di trasformare il Tour in una gara dove fosse l'individuo a prevalere e non la squadra. Resosi conto di come l'idea delle cronosquadre andava esattamente nella direzione opposta, dopo averne molto ridotto l'impatto nel 1929, decise di abolirle definitivamente nel 1930.
Inoltre, sempre allo scopo di minimizzare i giochi di squadra che ebbero molta importanza per la vittoria di Dewaele nel 1929, decise di dividere i corridori partecipanti al Tour in squadre nazionali e non più in team legati agli sponsor. Per concludere, viste le numerose situazioni createsi negli anni precedenti che avevano costretto corridori a perdere minuti o ore per riparare i problemi meccanici delle proprie biciclette, venne abolita la norma che prevedeva per ogni corridore l'obbligo di arrivare al traguardo con la bicicletta con cui era partito.
Con tutte queste novità il Tour de France del 1930 segnava un netto distacco rispetto alle edizioni precedenti.
Al via, la formazione francese puntava molto su Leducq per gli sprint, mentre per la classifica generale il leader designato era Victor Fontan, già in maglia gialla nel 1929 prima che un incidente meccanico lo costringesse al ritiro. L'Italia schierava al via Alfredo Binda, quell'anno estromesso dal Giro d'Italia per "manifesta superiorità", e Learco Guerra, mentre il Belgio puntava forte su Jef Demuysere.
La prima tappa venne vinta da Charles Pelissier, il terzo dei fratelli Pelissier a vestire la maglia gialla. La sua leadership ebbe durata breve, e nelle tappe successive fu l'italiano Learco Guerra a prendere il comando della classifica.
Ma, come quasi sempre nel Tour, furono le montagne a decidere, e le montagne consegnarono la maglia gialla a Leducq, complice anche la caduta di Binda nella settima tappa che tolse al varesino ogni velleità di classifica.
Il momento topico della corsa si ebbe però sulle Alpi, dove durante la 16° tappa i ciclisti dovettero scalare Galibier e Telegraphe; al via Leducq indossava la maglia gialla, ma durante la discesa dal Galibier Leducq e subì un forte trauma perdendo conoscenza, ed i suoi connazionali si fermarono per aiutarlo. Guerra, secondo in classifica a un quarto d'ora circa, passò all'attacco e la gara si trasformò in un inseguimento, da una parte Guerra ed il belga Demuysere, dall'altra la squadra francese a protezione del suo leader Leducq.
Quando poi, sulle prime rampe del Col du Telegraph, a Leducq si ruppe un pedale, per lui sembrò arrivare la fine.
Ma i suoi compagni lo spronarono a non desistere e, sostituito il pedale con quello di una bici di uno spettatore, si lanciarono di nuovo all'inseguimento nei 60 km che ancora mancavano al traguardo.
E riuscirono nell'impresa, riagguantando i fuggitivi! A coronamento dell'impresa, Leducq vinse anche lo sprint, e sigillò la propria leadership nella classifica generale.
Il 1931 non fu per Leducq annata trionfale. Se da un lato arrivò la vittoria alla Parigi-Tours, prestigiosa classica, dall'altro ci fu la delusione per un Tour de France da comprimario, complice una condizione fisica non ottimale. Il campione uscente infatti dovette accontentarsi di un decimo posto poco soddisfacente, parzialmente riscattato da una vittoria di tappa; la vittoria andò ad Antonin Magne, che di Leducq fu carissimo amico, e questo forse aiutò "Le joyeux Dédé" (così era soprannominato Leducq all'epoca) a meglio digerire la delusione per la propria prestazione poco brillante.
Per Leducq l'occasione del riscatto non tardò ad arrivare, complice anche l'irrefrenabile desiderio di perfezionamento che portò Desgrange ad introdurre l'ennesima modifica al regolamento del Tour de France: nell'edizione del 1932 vennero infatti introdotti dei bonus per i vincitori di tappa, pari a 4 minuti per il primo, 2 minuti per il secondo ed 1 minuti per il terzo, con un extra di 3 minuti da aggiudicarsi al vincitore in caso di vantaggio superiore ai 3 minuti sul secondo classificato. Tale regola, studiata per ridare competitività agli sprinter che risultavano troppo svantaggiati dalle grandi salite, in realtà si rivelò un vero e proprio lasciapassare per Leducq verso la vittoria, stanti le sue grandi qualità di sprinter e la sua capacità di difendersi molto bene anche in salita.
Al via nel team francese non c'erano Antonin Magne, campione uscente, e Charles Pelissier, tanto debole in montagna quanto fortissimo allo sprint; su Leducq gravava tutto il peso della leadership. Per l'Italia, uomini di punta furono Marchisio, Camusso e Pesenti, ciascuno già vincitore di un Giro d'Italia, mentre il Belgio continuava a puntare su Demuysere, già più volte piazzato, ed al suo fianco schierò Georges Ronsse.
Alla fine, per Leducq il più pericoloso rivale fu il tedesco Kurt Stoepel, poco pronosticato alla vigilia.
Stoepel indossò la maglia di leader alla seconda tappa, la perse alla terza in favore di Leducq e non riuscì più a riagguantarla, ma fu in grado di combattere tenacemente con Leducq, al punto che, senza gli abbuoni, alla fine i due sarebbero stati divisi in classifica da soli 3 secondi!!!
La differenza la fecero pertanto le qualità di sprinter di Leducq, che gli consentirono di guadagnare ben 31 minuti di abbuoni grazie a 6 vittorie di tappa ed a diversi piazzamenti, mentre Stoepel dovette accontentarsi di 7 minuti di abbuoni e chiuse secondo in classifica generale a 24 minuti di distacco.
Quello fu l'ultimo grande acuto di Leducq, che a 28 anni ma con una carriera molto intensa alle spalle non riuscì più a ripetersi.
Nel 1933 seppe ancora affermarsi in due tappe al Tour, ma non riuscì a dimostrarsi competitivo per la graduatoria finale, chiudendo molto lontano dai primi al 31° posto.
Gli ultimi guizzi furono nel 1935, quando colse un secondo posto alla Roubaix e vinse una tappa al Tour, e nel 1938, quando a 34 anni ed a suggello di una carriera ricca di successi, vinse la tappa finale del Tour a Parigi.
Dopo la carriera da ciclista, Leducq rimase nel mondo del ciclismo, indossando sia le vesti di direttore sportivo (fondò una propria squadra nel 1950), sia soprattutto come giornalista.
Nel periodo compreso tra le due grandi guerre, André Leducq è stato sicuramente il ciclista più amato dal pubblico d'oltralpe. Il suo carattere aperto ed espansivo gli valse i soprannomi di "Le joyeux Dédé" e "Dedé Gueule d'amour et muscles d'acier" (Dedé bocca d'amore e muscoli d'acciaio), a sottolineare come anche la sua avvenenza fece sicuramente colpo fra le ragazze e le signore dell'epoca.
Morì a Marsiglia nel 1980, all'età di 76 anni.
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