Cocconatesi illustri... ma sconosciuti: Alberto Petrino

Il 13 maggio 1909 partiva da Milano il primo Giro ciclistico d'Italia, organizzato dalla "Gazzetta dello Sport". Tra i 127 ardimentosi ciclisti (su 166 iscritti) che vi partecipano c'è anche Alberto Petrino. Nato nel 1885, da famiglia di origine cocconatese, è stato un atleta di buon livello, distinguendosi sia nelle corse su strada che nelle gare in pista. Alla corsa a tappe il Petrino doveva essere un semplice gregario di Mario Pesce e Vincenzo Borgarello, ma invece ne diventa uno dei protagonisti. La corsa si disputa dal 13 al 30 maggio, in otto tappe, per complessivi 2.448 km, e vede al via i migliori ciclisti dell'epoca: dall'astigiano Giovanni Gerbi a Luigi Ganna, da Carlo Galetti al francese Lucien Petit Breton, desideroso di ripetere i successi del Tour de France. A Milano, scrive il quotidiano sportivo, "migliaia di persone hanno passata la notte all'aperto, o sparse per i bars adiacenti piazzale Loreto, o raccolte, pigiate nell'Albergo Loreto, per attendere lo spettacolo fantastico della partenza del primo Giro d'Italia e presenziarvi.
L'entusiasmo sportivo dalla notte del 12 maggio 1909 alla mattina del 13 ha toccato altezze mai raggiunte in Italia [...]. La folla formidabile è trattenuta fuori da un vero esercito di guardie, di vigili e di carabinieri a piedi e a cavallo". Alle 2.53 di notte il via, per Bologna, toccando Bergamo, Desenzano, Verona, Vicenza, Padova, Ferrara, Cento: una tappa di ben 397 km, che verrà percorsa alla media di 28 km/h, vinta in volata da Dario Beni. Molte le cadute, fra cui quelle di Gerbi (che impiegherà tre ore per rimettere in sesto la bicicletta) e di Petit Breton, che si lussa la spalla e sarà costretto a dare forfait.
La seconda tappa da Bologna a Chieti è vinta dal tortonese Giovanni Cuniolo, davanti a Luigi Ganna, mentre il Petrino giunge 18°; quattro corridori vengono squalificati, dopo essere stati scoperti ad aver preso il treno per un tratto di percorso. La terza tappa, attraverso le cime abruzzesi, con arrivo a Napoli, è sfortunata per Petrino: "ebbe tre forature di gomme in poco tempo e cadde poi alla prima discesa in uno svolto fortissimo, facendo un capitombolo spaventoso. Quando si rialzò colla maglia lacerata e col corpo indolenzito, vide la macchina a parecchi metri dietro di sé. Era rimasta incolume, ma l'uomo sanguinava ed aveva le costole abrasionate orribilmente. In seguito a questa caduta perdette parecchi minuti seduto sul margine della strada ma la volontà di vincere il fato avverso fu più del dolore e delle ferite riportate, onde rimontò in macchina. Poco dopo forò l'ultima gomma di ricambio, passando 65° al controllo di Isernia, con la ruota dinnanzi ridotta al solo cerchione. Da qui a Napoli riuscì ancora a sorpassare 41 concorrenti giungendo 24° a Napoli" a tre quarti d'ora dal primo arrivato, Giovani Rossignoli; in testa alla classifica sale Carlo Galetti, davanti al francese Louis Troussselier e a Ganna, mentre Petrino mantiene il 12° posto. Dopo Napoli, il Giro, approda a Roma, dove davanti a ventimila persone vince in volata Ganna, che passa in testa alla classifica; il ciclista varesino si aggiudica anche la successiva tappa che porta il Giro a Firenze. Dalle colline toscane raggiunge la Liguria, in una tappa che segna il ritiro di Gerbi: nel capoluogo ligure vince Rossignoli davanti a Galetti e Ganna, sempre maglia rosa; Petrino sale al 10° posto della classifica. Da Genova il Giro approda in Piemonte, attraverso Ceva, Mondovì, Cuneo, Saluzzo, Pinerolo con arrivo a Torino. A vincere la dura tappa di 358 km è Ganna, dopo un bel duello con Rossignoli, mentre per Petrino un onorevole 8° posto, con un ritardo dal primo di un'ora e 50 minuti. Infine l'ottava e ultima tappa che riporta i 49 corridori superstiti a Milano, è vinta dal romano Beni. La classifica finale vede trionfare Ganna con 25 punti, davanti a Galetti (27 punti) e Rossignoli (40 punti); Petrino è undicesimo con 141 punti e terzo nel premio Wolber, riservato ai corridori con biciclette munite di pneumatici smontabili.
Oltre alle corse su strada, fra cui la Milano-Sanremo, il Petrino partecipa alle gare che si disputano al motovelodromo di Torino, ottenendo numerose vittorie in coppia con Forno e Accomolli.
Il Petrino, che aveva sposato Niviglia Rivolta da cui avrà nel 1915 una figlia, Ermelinda, è richiamato alle armi durante la prima guerra mondiale, nel corpo dei Bersaglieri e sarà promosso al grado di sergente maggiore per meriti di guerra.
Cessata l'attività sportiva, entra nel direttivo della U.S.B.N. (Unione Sportiva Barriera Nizza), di cui diventa presidente, impegnandosi per invogliare i giovani al ciclismo. Muore improvvisamente, a soli 33 anni, nel gennaio 1919 di "spagnola", la terribile pandemia che aveva colpito tutt'Europa. In sua memoria viene istituita, a partire dal 1922, la Coppa Petrino, gara ciclistica che si snoda lungo le strade tra Torinese e Astigiano, transitando a Cocconato, in omaggio al paese di cui era originaria la sua famiglia.

tratto da IL PONTE
Periodico d'informazione del Comune di Cocconato
ANNO XXIII - n° 78 - MAGGIO 2013 - DISTRIBUZIONE GRATUITA
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