Storia di Piermattia Gavazzi

La totale dedizione al ciclismo e un'esemplare professionalità hanno fatto di questo atleta dai mezzi fisici tutt'altro che notevoli un campione, oltre che per i risultati, per la dimostrazione di serietà costantemente manifestata nell'arco della sua lunga carriera. Affermazioni di prestigio in campo nazionale e internazionale gli hanno valso popolarità e lo hanno stimolato, anno dopo anno, a restare al suo posto con dignità e validità anche a dispetto di una condotta fatta di sforzi intensi e generosi. Infatti, pur essendo velocista di buona reputazione, Pierino non è stato di quelli che aspettavano egoisticamente l'arrivo in gruppo per sfoggiare il suo rush, ma ha sempre cercato la battaglia con accanimento (e anche per questa generosità non sempre è riuscito a concretizzare i suoi meriti con quelle vittorie che poteva raggiungere). Parlano chiaramente, in proposito, i quasi cento posti d'onore (più secondo di Gaetano Belloni, l'"eterno secondo") collezionati in venti anni di carriera professionistica che fanno da contorno a un cospicuo bottino (sessanta vittorie). Le tre maglie tricolori conquistate nel '78 a Odolo, nell'82 nelle Tre Valli Varesine e nell'88 (a 38 anni!) nella Coppa Placci sintetizzano i suoi meriti che hanno brillato in occasione delle più importanti affermazioni ottenute nell'80, suo anno di grazia, prima nella Milano-Sanremo (davanti a Saronni e Raas) e poi nella Parigi-Bruxelles (davanti a Demeyer e Vandenbrande). Ma molte altre classiche e semiclassiche danno sostanza al suo palmares arricchito anche dalla conquista di cinque tappe del Giro d'Italia. Grazie alla sua longevità ha saputo vincere fino alla soglia dei 40 anni: nell'89 ha vinto per la seconda volta il Trofeo Laigueglia e il Gran Premio di Prato rispettivamente dopo le vittorie del '79 e dell'84. Ha corso gli ultimi tre anni (dal '90 al '92) per l'Amore & Vita Fanini, non riuscendo più a vincere ma facendo da chioccia ai giovani.
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