30 marzo 1930 - Milano-Sanremo

Michele Mara (Bianchi) vince la 23ª Milano-Sanremo. Partenza alle 6.27, tra i 143 corridori al via c'è il trentasettenne Costante Girardengo, vincitore di sei edizioni (1918, 1921, 1923, 1925, 1926, 1928) clamorosamente tornato alle corse, ma il favorito è Alfredo Binda, che nel 1929 oltre alla Sanremo ha vinto il campionato italiano e il Giro (ma al Mondiale s'è dovuto accontentare del terzo posto). Sul Turchino i due rivali si marcano stretto ed il Gran Premio della Montagna è vinto da Antonio Negrini (gregario di Girardengo nella Maino). Ai Piani d'Invrea il "Campionissimo" cade: Binda ne approfitta per lanciare l'attacco, in salita stacca tutti, ma in discesa si fa prendere dalla foga ed è vittima di una caduta. A Celle transita al comando un terzetto composto da Negrini, Luigi Giacobbe (altro gregario di Girardengo) e Luigi Marchisio (gregario di Binda nella Legnano), a 1'04" un sestetto che oltre a Girardengo comprende i suoi gregari Pietro Fossati (vincitore del Giro di Lombardia '29) e Learco Guerra, Leonida Frascarelli (Legnano, secondo a Sanremo nel '29), Mara e il suo gregario Allegro Grandi mentre Binda, staccato di 5' minuti, di lì a poco si ritira. A Finale il gruppo di testa conta dieci elementi (ai nove succitati si è aggiunto l'"isolato" Riccardo Proserpio). Qualche chilometro più tardi rientra un altro gregario di Girardengo, Fabio Battesini, con Pio Caimmi (Gloria) e gli "isolati" Domenico Piemontesi e Antonio Pesenti. Con la Maino già in completo controllo della corsa, prima di Diano Marina il "Campionissimo" può festeggiare anche il rientro di Raffaele Di Paco, compagno di squadra preziosissimo negli arrivi in volata. Girardengo, che pare lanciato al settimo successo, parte ai 150 metri, ma si capisce subito che non ha più lo spunto di un tempo: complice la rottura del manubrio, alla fine deve accontentarsi del quinto posto, preceduto da Mara, Caimmi, Piemontesi e Di Paco, col quale il "Campionissimo" si rammarica: «Se avessi saputo che stavi così bene e andavi così forte la volata l'avrei tirata io a te...». [Delfino-De Marco-Pietrucci 2009]
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