25 aprile 1991 - G.P. della Liberazione

Alle ore 9.00 scatta la 46esima edizione del Gran Premio Liberazione, ed ha così inizio il trittico della Primavera Ciclistica, che comprende, oltre al "mondiale" di primavera, il 16° Giro delle Regioni e la 6^ Coppa delle Nazioni. Al via più di 300 corridori in rappresentanza di 26 nazioni. L'Italia non vince la corsa dal 1985, anno in cui, sul viale delle Terme di Caracalla, transitò per primo Gianni Bugno, oggi numero uno del ciclismo mondiale. Le speranze italiane sono riposte in Giovanni Lombari, forte passista veloce con sette affermazioni già in bacheca in questo inizio di stagione. Assieme al forte atleta della Cucine Canova possiamo pronosticare i nomi di Alberto Destro, Fabrizio Trezzi, Filippo Meloni, Fabio Casartelli, Ivan Luna, Massimo Zanoletti e Maurizio Tomi. Tra gli stranieri da segnalare l'australiano Damian McDonald, il danese Christian Andersen, l'elvetico Daniel Lanz e il sovietico Alexandre Sheffer. Da non sottovalutare comunque i corridori della Germania Unita, atleti molto giovani, ma altrettanto validi. Diserta all'ultimo momento Mirko Gualdi, campione del mondo dei dilettanti, ancora alle prese con alcuni guai muscolari. L'atleta bergamasco, dopo tanto tira e molla, ha deciso di rinunciare alla nazionale: niente Liberazione e niente Regioni, al suo posto Ivan Luna del vivaio di Olivano Locatelli. Tra le defezioni importanti anche quella dell'americano Lance Armstrong, 19enne texano, fresco vincitore, una settimana fa, della Settimana Bergamasca open. Ha preferito disertare il Liberazione per puntare tutto sul Giro delle Regioni. Per quanto riguarda il percorso, il Liberazione è interamente in circuito, come da tredici anni a questa parte; un anello di cinque chilometri e trecento metri nel cuore di Roma da ripetere 23 volte, un tracciato misto, pianura e dossi, che richiede oltre a doti da velocista anche di fondo per mettere a segno il colpo vincente, per vincere con le mani al cielo come si è verificato lo scorso anno, quando all'ultimo chilometro se l'è squagliata il tedesco Winter.
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