Storia di Antonin Magne

Prestigiosa figura di campione e di uomo "Tonin il saggio" ha offerto mirabili dimostrazioni del talento di atleta e di esemplare onestà. La sua massima, "la gloria non è mai dove manca la virtù", non solo l'ha rispettata personalmente, ma l'ha inculcata negli atleti dei quali è stato guida e maestro nella sua lunga e suggestiva carriera di direttore sportivo per un quarto di secolo dal '45 al '69. Louison Bobet, Van Steenbergen, De Bruyne, Impanis, Poulidor sono stati gli alfieri della Mercier che di Magne aveva fatto un'autentica istituzione. Dopo alcune stagioni di ambientamento nella categoria maggiore, sino al '30 le sue vittorie più importanti furono la Parigi-St. Quentin '26, la Parigi-Limoges '27 e '29, il G.P. d'Alvernia '29, il G.P. Wolber a squadre '27 e quattro piazzamenti nel Tour (6° due volte, 7° e 3° nel '30), salì autorevolmente alla ribalta negli anni trenta imponendosi per due volte nella Grande Boucle: nel '31 davanti a Demuysère e Pesenti, nel '34 davanti a Martano e Roger Lapébie, recitando sovente la parte del protagonista assieme a Leducq, Speicher, Pélissier e Bidot. Ma non solo il Tour fu il suo regno: il G.P. delle Nazioni a cronometro lo vide splendido trionfatore per tre anni consecutivi nel '34, '35, '36 e sempre nel '36 indossò la maglia iridata con una fuga solitaria sul Circuito di Berna dove vinse con 9'27" di vantaggio sul gruppo battuto in volata dal ventenne Aldo Bini. L'"uomo dal camice bianco" (questa era la sua divisa da direttore sportivo) ha avuto la Legion d'Onore e strade dedicate a lui quand'era ancora in vita.
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