Storia di Sylvere Maes

Tipico esempio di corridore fiammingo, forte e astuto, aveva il dono di sapere spendere le sue energie al momento giusto, di qui il suo spiccato adattamento al Tour de France che si aggiudicò nel '36 e nel '39 (vinse pure il Gran Premio della Montagna) nel quale, a detta dei tecnici dell'epoca, avrebbe potuto imporsi anche in altre edizioni se la seconda guerra mondiale non lo avesse costretto a perdere altre propizie occasioni. E' tuttavia significativa la coincidenza che entrambe le vittorie furono ottenute allorché la nazionale italiana disertò la Grande Boucle: la prima volta per le sanzioni, la seconda ancora per una presa di posizione politica contro la Francia. Anche nel '37 Sylvère Maes avrebbe potuto concludere il Tour con un successo se, dopo essere diventato maglia gialla a Digne in seguito alla caduta e al ritiro di Gino Bartali leader e padrone dalla corsa, non avesse fatto le valigie assieme ai suoi connazionali per protesta contro provvedimenti della giuria ritenuti ingiusti e che avevano causato la minacciosa ostilità da parte del pubblico francese. Così Lapebie, favorito in mille modi, potè vincere davanti al nostro Vicini. Nei sei Tour disputati ha indossato per 26 giorni la maglia gialla e ha vinto 9 tappe (di cui 4 a squadre). Al debutto nel '33 vinse la Parigi-Roubaix, la Coppa Sels e il Criterium internazionale di ciclocross, poi si dedicò al Tour. Nel '47 partecipò al Giro finendo 5° (dopo Coppi, Bartali, Bresci e Cecchi). Ha diretto al Tour squadre belghe, gli Aquilotti nel '49 poi la nazionale dal '50 al '57.
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