Storia di Herman Van Springel

Stradista di eccellenti possibilità e in grado di cogliere numerose affermazioni di prestigio non è riuscito ad arrivare ai vertici della popolarità che avrebbe meritato sia per il suo carattere schivo e modesto, sia per le limitate ambizioni che ne hanno sminuito la portata. Ha trovato il terreno ideale per esprimersi al meglio nella Bordeaux-Parigi disputata 10 volte e vinta in sette occasioni, finendo due volte 2° nel '67 e nel '76 e una 3° nel '79. Gli spettava di diritto la definizione di "Monsieur Bordeaux-Parigi" che caratterizza la sua carriera nel corso della quale, peraltro, ha pure vinto classiche internazionali, ivi compreso, per due volte, il Gran Premio delle Nazioni a cronometro. Pur essendo un ottimo specialista nelle prove contro il tempo ha perduto, però, in maniera clamorosa, quasi incredibile, il Tour del '68: in testa alla partenza della conclusiva Melun-Parigi a cronometro con 16" di vantaggio su Jan Janssen venne battuto per 38" e perdette l'ultima maglia gialla. E' stato pure 2° nel Giro d'Italia del '71 alle spalle di Pettersson nell'anno in cui la Molteni, lasciato a riposo Merckx, gli affidò la responsabilità della squadra. Curioso il fatto che non sia riuscito a imporsi in nessuna prova a tappe pur essendo un regolarista notevole e un fondista non comune: ha portato a termine 33 dei 35 Giri nei quali ha preso il via. Fra le vittorie da lui più gradite quella del Trofeo Baracchi del '69 che disputò assieme al semisconosciuto Agostinho: vinse davanti a Ritter-Motta e a Merckx accoppiato a Boifava che gli era stato preferito dopo il forfeit di Swerts, partner designato di Eddy. Una rivincita che fece effetto.
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