23 marzo 1991 - Milano-Sanremo

Una fastidiosa pioggerellina cade su Milano quando ci si avvia alla partenza. William Dazzani e Stefano Zanini fanno capire di non aver intenzione di restarsene tranquilli nella pancia del gruppo: vogliono mettersi in vista, anche se l'acqua ora ha preso a scendere con forza e insistenza. A Ovada hanno un vantaggio di 5' che scende inesorabilmente man mano che si scala il Turchino, dove i due conservano un margine di 1'45". È proprio qui, nell'ultimo tratto della salita, che il piccolo, generoso e imprevedibile Chiappucci, secondo al Tour del 1990, ne pensa un'altra delle sue. La strada è bagnata, e quindi bisogna stare nelle prime posizioni perché in discesa è pericoloso trovarsi dietro: per questo motivo incarica dell'andatura il gigante Bontempi, e lui dietro: fanno delle grandi sparate e il ritmo ottiene lo scopo prefissato. Ma non basta, una volta scollinato, si gettano a capofitto nella nebbia e allungano decisamente. Con loro ci sono l'olandese Van der Poel, lo spagnolo Lejarreta, il danese Sorensen, il francese Charly Mottet, a cui si aggiungono poi anche l'altro transalpino Marie e i "tulipani" Jelle Nijdam e Peter Stevenhagen. A Capo Mele i nove piombano su Dazzani e Zanini, poi continuano nel loro treno veloce portando il vantaggio a quasi 4'. È un'azione che infiamma la sfida. Sulla spinta di Bugno, Lemond e Anderson, infatti, il gruppo inseguitore si organizza. Ma in vista di Capo Cervo il "diablo" Chiappucci si alza sui pedali e opera un'ulteriore selezione. Con lui restano Sorensen, Nijdam e Mottet con questi due ultimi che si guardano bene dal collaborare, anche perché sono in riserva di energie. A complicare la vita degli inseguitori c'è però, a 42 chilometri dall'arrivo, una caduta che provoca la resa di alcuni protagonisti, tra cui lo svizzero Rominger, Argentin e Lemond (per lo statunitense è il terzo capitombolo). Sul Berta restano soli Chiappucci e Sorensen e il loro vantaggio si fissa stabilmente attorno al minuto. Nel gruppo c'è una nuova caduta che coinvolge Fondriest ma, pur con qualche rallentamento, la caccia resta aperta. Si scatenano soprattutto Delion e il danese Johnny Weltz, i quali arrivano a vista dei fuggitivi: ma la loro resterà un'illusione. Al sesto tornante del Poggio, quando si accorge che gli inseguitori si stanno avvicinando pericolosamente, Chiappucci pesca le residue energie dal suo serbatoio: effettua un altro scatto, togliendosi di dosso anche Sorensen. Ormai è fatta, oggi il folletto diventa imprendibile e si consacra dopo 150 chilometri sempre all'attacco.
©2002-2023 Museo del Ciclismo Associazione Culturale ONLUS - C.F.94259220484 - info@museociclismo.it - Tutti i diritti riservati

I dati inseriti in archivio sono il risultato di una ricerca bibliografica e storiografica di Paolo Mannini (curatore dell'Archivio). Le fonti utilizzate sono svariate (giornali, libri, enciclopedie, siti internet, archivi digitali e frequentazioni sui vari Forum inerenti il ciclismo). Chiunque desideri contribuire alla raccolta dei dati, aggiunta di materiale da pubblicare o alla correzione di errori può farlo mettendosi in contatto con Paolo Mannini o con la Redazione.

Preferenze Cookies - Privacy Policy