Partenza sotto un cielo grigio per un folto gruppo composto da 228 concorrenti in rappresentanza di 25 formazioni. Giovanni Battaglin è il primo a scaldarsi le gambe, ma per il 29enne di Marostica e per Riccardo Magrini, che si era unito a lui, finisce in un soffio il momento di libertà. Alla Certosa di Pavia, dopo 19 chilometri, se la svigna Tullio Bertacco. A volte, si dice, la coincidenza. Anche Bertacco è di Marostica, ha 23 anni ed è un lungagnone di 183 centimetri. Su di lui rinvengono presto Angelo Tosoni e il belga Etienne De Beule e ad Arenzano il terzetto ha un vantaggio di 12'40" sul gruppo. Poi avviene qualcosa che ha dell'incredibile: De Beule resta solo perché Bertacco e Tosoni si toccano e cadono, con il primo, generosissimo, che rientra rapidamente. Sul Berta hanno ancora un vantaggio di 3', ma un altro belga, Michel Pollentier, e il francese Laurent portano sotto il gruppo. Si è ancora insieme, ma un bravo va a Bertacco la cui fuga si è protratta per 251 chilometri. Nei pressi di Arma di Taggia c'è una strettoia e una cinquantina di corridori (tra cui Battaglin, Knudsen e Knetemann) finiscono a terra o sono costretti a fermarsi. Pollentier è l'unico che cerca di evitare il volatone e tenta il tutto per tutto, nonostante il Poggio sia percorso a ritmo velocissimo, come fosse un cavalcavia: il belga ha un margine di 100 metri quando imbocca la discesa, ma braccato da gruppo di 29 si arrende all'ingresso di Sanremo. La volata è molto bella: scatta Raas sulla destra, Moser ha un attimo di indecisione e non reagisce all'istante quando dalla sua ruota esce in modo prepotente e irresistibile Pierino Gavazzi, che respinge con un colpo di reni la velenosa puntata di Saronni sul lato sinistro della via. Gavazzi è uno dei migliori velocisti. Averlo portato all'arrivo senza rendergli la vita difficile è stato un grave errore da parte dei grandi, da Saronni a Moser, da Raas a De Vlaeminck. Il bresciano ha conservato integro il suo scatto, la corsa gli venuta proprio come sperava alla partenza da Milano.