Storia di Guglielmo Pesenti

Guglielmo Pesenti la bicicletta l'ha nel sangue. Suo padre Antonio, leggendaria figura di scalatore, vinse fra l'altro il Giro d'Italia del 1932. A scuola Guglielmo pratica tutti gli sport possibili ma ha sempre in mente il ciclismo. Non è però suo padre a imporgli il ciclismo, è lui che lo vuole, nel suo cuore c'è sempre e soprattutto il ciclismo.
Agli inizi corre su strada e vince molto ma il destino è in agguato. Nel 1951 va a Milano, al "Vigorelli", per partecipare al "Trofeo dei principianti della pista", gara riservata a giovani che non hanno mai corso in pista. Vince una delle prove, va in finale e vince ancora. In tribuna c'è il Commissario tecnico della pista che lo prende in squadra e lo porta un mese a Parigi, perché in Italia non c'è ancora un velodromo al chiuso per l'inverno. Così entra nel giro azzurro non ancora diciottenne. A questo punto diventa impossibile conciliare lo studio con la pratica sportiva; sempre in giro da un velodromo all'altro, gli allenamenti e allora abbandona la scuola. Da buon velocista su strada Guglielmo diventa sprinter di valore su pista e conquista allori e primati in tutto il mondo. E' l'uomo dagli scatti brevi e potenti ed ottiene quattro record del mondo sui 200 e sui 500 metri, pista coperta e scoperta. Ma è anche il raffinato stratega degli sprint, delle sfide vinte con tanta astuzia, con quelle "finte" che piantano il rivale lì, sulle ruote, e gli fanno conquistare la medaglia d'argento alle Olimpiadi di Melbourne del 1956, velocità sui 1000 metri e il terzo posto ai Campionati del mondo del '56 e il secondo nel '57. Cinque volte è campione italiano, due volte nella velocità e due nel tandem, più un titolo invernale da professionista nel '57: senza contare i tanti "gala" e "gran premi" della pista vinti in tutta Europa.
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