19 marzo 1952 - Milano-Sanremo

Inizia la corsa e per qualcuno il sogno svanisce subito. Lo svizzero Kubler, che ha sulle spalle la maglia di campione del mondo, cade prima di Pavia, riparte aiutato dalla squadra, ma un guaio tecnico gli fa capire che non sarà giornata. A Basaluzzo fora Bartali e anche per lui gli astri sembrano contrari. A Silvano d'Orba, sullo slancio di un traguardo a premio, se ne vanno in cinque: Ciolli, Attilio Lambertini, l'olandese Hein Van Breenen, il belga André Blomme e il francese Raphael Geminiani, nuovo luogotenente di Coppi. In vetta passa Ciolli, ma una foratura lo ferma sotto il tunnel: così restano in quattro, con un piccolo ricambio, perché a Varazze a Blomme subentra Donato Piazza. La loro avventura all'avanguardia si conclude a Savona, dove vengono raggiunti da una decina mentre il grosso è a 3' e comprende tutti i grandi, eccezion fatta per Van Steenbergen attardato da una foratura. Albenga vede ancora al comando il gruppetto, inseguito a 50" dal francese Jean Robic, il popolare "Testa di vetro", Martini e Armando Barducci che ad Alassio piombano sui primi. I primi Capi non lasciano segni, ma all'attacco del Berta si fa avanti il giovane Giuseppe Minardi, detto "Pipaza", che guida il gruppetto che comprende anche l'olandese Waugt Wagtmans, lo svizzero Fritz Schaer, il francese Serge Blusson, Rodolfo Falzoni, Giovanni Pettinati, Seghezzi e Petrucci, oltre a due superstiti della prima fuga. Il loro vantaggio, a Imperia, è ancora di 3' su un gruppo di 50 unità. Barducci prova a evadere, ma i tre della Bianchi lo stoppano. La vittoria, quindi, sarà affare per 14 uomini. Petrucci vince una volata lunga e rabbiosa che vede Minardi arrendersi con l'onore delle armi. Per il toscano si realizza un sogno dopo il terzo posto dell'anno precedente.
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