Incontro con Cesare Del Cancia

Recentemente abbiamo fatto visita a Cesare Del Cancia, classe 1915, il più vecchio vincitore della Milano-Sanremo ancora in vita. Cesare vive da solo nella sua casa di Pontedera con il cane (un magnifico setter irlandese) e, nonostante i vari acciacchi, è ancora una persona viva e piena di memorie. Sono passati quasi 72 anni dal suo trionfo alla Milano-Sanremo del 1937 (19 marzo) e ancora in lui sono vivi molti ricordi di quel giorno fantastico. Gli tornano alla mente vari aneddoti, ma quello che colpisce sono soprattutto alcuni dettagli, che rimandano a una realtà ormai scomparsa, della quale ci giungono solo poche residue memorie. Cesare attribuisce il merito della vittoria a sua madre e, muovendosi a commozione, riferisce che ella preparò uno zabaglione con 8/10 tuorli d'uovo e glielo spedì al ristoro per il tramite di Francesco, il maggiore dei suoi fratelli, con l'intesa che lo bevesse un po' per volta. Egli inoltre afferma con sicurezza che la sua fuga durò 150 km e non 70, come scritto dai giornali dell'epoca.
Cesare continua nei suoi ricordi e un altro aneddoto, riguardante la preparazione alla Milano-San Remo, impreziosisce il racconto. Il suo allenamento consisteva in buona parte nel compiere più volte il percorso Buti (suo paese di residenza)-San Remo e viceversa (abbondantemente sopra i 300 km). Egli partiva da Buti e, quando arrivava a San Remo, si concedeva una giornata di recupero, alloggiando presso una pensione economica, per ripartire il mattino successivo per il suo paese. In occasione del suo ultimo tragitto alla volta di San Remo, quando il percorso affrontava "lo monte per ché i Pisani veder Lucca non ponno", un quindicenne si mise alla sua ruota, fiero e felice di pedalare assieme a quel campione già assai noto. I due percorsero insieme tratti in pendio e pianeggianti, spingendo sui pedali. A un certo punto Del Cancia, vista la giovane età del ragazzo, gli chiese chi fosse e da dove venisse: era Galfe Ghelardoni, un suo ammiratore di Pisa. A quel punto Del Cancia si sentì un po' responsabile per quel giovane ciclista: "Guarda che io sto andando a San Remo, tu torna a casa, altrimenti domenica non finisci neanche la corsa!".
Intanto l'occhio cade su una foto del 1931, che ritrae la sua squadra dell'epoca, e questo suscita in Cesare un altro commosso ricordo. Uno dei ciclisti ritratti è Corsi Nello, di Cascine di Buti. Questi era suo compagno di allenamento e Cesare ricorda la durezza degli allenamenti, quando facevano scatti e allunghi ripetuti, specie in salita. Un giorno, provato dalla fatica, Corsi si rivolse a Del Cancia (che sicuramente doveva essere più forte) con la seguente espressione toscaneggiante: "O Cesare, portami a casa... non vedo più neanche la minestra!".
Salutiamo Cesare con la consapevolezza di aver incontrato un campione vero, un "vecchietto" ancora lucido che non vive solo di ricordi e che porta sempre dentro di sè la passione per questo sport meraviglioso.
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