Marcello Bergamo, il ciclismo nel cuore

Rivista Tuttobici Numero 12 - Anno 2008

Marcello Bergamo, il ciclismo nel cuore

di Gino Sala

Come si fa a non rimpiangere il ciclismo dei tempi andati? Il vecchio cronista se lo domanda ancora una volta passando da un ex all'altro, frugando nei ricordi che sono tanti e tutti ricchi di preziosi insegnamenti.
È il caso di Marcello Bergamo, nato a Ponte di Piave (Treviso) il 16 dicembre 1946, professionista dal 1969 al 1978, altezza 1,64, peso 64 chili, undici vittorie tra cui il Gran Premi Industria e Commercio, il Giro del Levante, il Giro di Campania e la Milano-Torino. Tanti piazzamenti, 13 volte secondo, 7 volte terzo a dimostrazione che Marcello è stato qualcosa di più di un gregario che tra i suoi capitani ha avuto Francesco Moser, Franco Bi­tossi e Giovanni Battaglin. Tanto onesto da rinunciare ad una convocazione azzurra perché in scarse condizioni di forma.
Altri tempi, ripeto. Un Bergamo cresciuto in una famiglia povera, sette fratelli, il padre operaio, la fatica e la gioia di aver comperato una casa coi guadagni delle corse, due figlie e venticinque dipendenti che costituiscono il presente, direi l'orgoglio di aver creato una fabbrica di abbigliamento ciclistico in Lombardia e precisamente in quel di Castano Primo.
Il ciclismo nel cuore visto che Marcello è vice presidente di una squadra composta da juniores che nella stagione 2008 ha conquistato 18 vittorie con metodi antichi che sono quelli di una società dove i praticanti devono crescere senza fretta, in un ambiente ricco di semplicità e di buoni insegnamenti.
«Bisogna partire da una base sana se vogliamo costruire un professionismo senza inganni e senza trucchi - sottolinea Bergamo -. L'imperativo è quello di costruire un movimento credibile in tutti i suoi apparati. Basta col doping, via i disonesti e i truffatori, avanti con un'attività intelligente derivante da un calendario più umano...».
Parole sante, caro Marcello. Come sono lontani i giorni in cui eravamo compagni d'avventura, compagni di una disciplina dove una santa povertà era sorella della fantasia. Si cominciava in marzo e si arrivava a fine ottobre senza intoppi, con poche squadre e pochi corridori, diciamo una decina per ogni compagine, ma tutti capaci di offrire ottimi spettacoli. So bene di ripetermi, ma insisto con la speranza di ottenere cambiamenti radicali. Diversamente sarà un ciclismo alla deriva, nelle mani di gente incapace, altezzosa, soltanto meritevole di essere cacciata.
©2002-2023 Museo del Ciclismo Associazione Culturale ONLUS - C.F.94259220484 - info@museociclismo.it - Tutti i diritti riservati

I dati inseriti in archivio sono il risultato di una ricerca bibliografica e storiografica di Paolo Mannini (curatore dell'Archivio). Le fonti utilizzate sono svariate (giornali, libri, enciclopedie, siti internet, archivi digitali e frequentazioni sui vari Forum inerenti il ciclismo). Chiunque desideri contribuire alla raccolta dei dati, aggiunta di materiale da pubblicare o alla correzione di errori può farlo mettendosi in contatto con Paolo Mannini o con la Redazione.

Preferenze Cookies - Privacy Policy