E' morto Alberto Comacchio, ex corridore di Giorgione e Zalf

Dal giornale "La Tribuna di Treviso" (agosto 2008)

Era il suo ultimo giorno di lavoro. Da oggi avrebbe staccato per una decina di giorni di vacanza. Ma quelle ferie, tanto meritate, Alberto Comacchio, 29 anni di Bessica, non le vivrà mai. La sua vita si è spezzata ieri mattina mentre faceva quello che gli piaceva: guidare l'autotreno. Ieri era partito, come sempre, intorno alle 4.30, diretto verso il Ravennate dove avrebbe caricato il mezzo di prodotti agricoli da consegnare nel Nordest. Dietro di lui, a bordo di un altro camion, anche il cugino, Davide Comacchio, che svolge la stessa attività. Erano da poco passate le 6 quando il camion sul quale viaggiava Alberto si è scontrato frontalmente con un'autocisterna, condotta da un ungherese non ancora identificato sulla statale Romea, a Mesola in provincia di Ferrara, all'altezza dell'incrocio tra il Mercatone Uno e l'Hotel Felice. Un impatto così violento che la cabina dell'autotreno è andata completamente distrutta Dopo l'urto, la cui violenza è stata sentita dagli abitanti di Mesola, fino a qualche centinaio di metri dal punto d'impatto, il camion ungherese, carico di luppolo, ha preso fuoco, non lasciando scampo al suo autista, morto carbonizzato nella cabina.

Ciclismo e la Fiat 500, queste erano le passioni di Alberto Comacchio. La seconda era recente, da quando si era comprato una 500 rosso fuoco e non mancava mai ai raduni. Ma la prima era la passione di una vita, quella che da piccolo lo aveva accompagnato fino a quattro anni fa, dopo numerosi successi. Alberto era molto conosciuto nel mondo del ciclismo. Aveva iniziato fin da giovanissimo nell'Unione ciclistica Giorgione di Castelfranco per passare poi alla Zalf Désirée Fior. Nel 1996 aveva conquistato la maglia rossa di campione regionale cronometro, otto vittorie e numerosi piazzamenti a livello nazionale. Una promessa, un ragazzo semplice ma pieno di determinazione con 118 trofei conseguiti e 32 medaglie d'oro custodite con gelosia nella propria camera. «Poi due anni fa - ricorda il padre Giuseppe - ha deciso di abbandonare il ciclismo per aiutarmi: abbiamo acquistato un autotreno ed il lavoro gli piaceva. Sempre sorridente, assieme all'altra figlia Doriana, anche lei ciclista, mi ha fatto trascorrere grazie al ciclismo i dieci anni più belli della mia vita».

Commosso per la terribile notizia anche Leopoldo Fogale, presidente dell'Unione ciclistica Giorgione. «Alberto era un punto di forza della squadra, aveva una vocazione e ci ha dato molte soddisfazioni - racconta Fogale -. L'unica cosa che forse gli è mancata per diventare un fuoriclasse è stata la fortuna. L'ho conosciuto appena sono entrato nella squadra. Ero inesperto e avevo bisogno di punti fermi: Alberto ed il padre mi sono stati molto di aiuto. Alberto avrà per sempre un posto speciale nell'Unione Giorgione perché lui era una persona speciale».

E' profondo anche il ricordo di Luciano Rui della Zalf Désirée Fior: «Alberto era bravissimo, era un esempio di serietà. Una persona riservata che parlava poco ma quello che diceva era d'effetto». Le associazioni ciclistiche locali stanno decidendo se far correre i ciclisti con il lutto al braccio domenica prossima in occasione della 3a edizione del Gran Premio Sportivi di Poggiana.
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