Gabriele Landoni, il ciclista sorridente

Rivista Tuttobici Numero 7 - Anno 2008

Gabriele Landoni, il ciclista sorridente

di Gino Sala

"I ciclisti di oggi non hanno capito di possedere un'arma fondamentale per cambiare una disciplina bisognosa di efficaci interventi. Arma che si chiama partecipazione con proposte efficaci. Ripeto: partecipazione sull'attività del loro sindacato per sopperire alle mancanze di bravi dirigenti. Invece dobbiamo fare i conti con un assenteismo preoccupante di fronte ai problemi che chiedono una soluzione...».
Sono parole di Gabriele Landoni, vice presidente dell'associazione corridori, nato a Cislago (Varese), il 26 marzo 1953, altezza 187 cm, peso 74 kg, professionista dal 1977 al '83, molte vittorie tra i dilettanti, nessuna nella categoria maggiore vissuta con entusiasmo come gregario di Beppe Saronni.

Parole sante quelle di Landoni. Sicuro che siamo giunti ad un bivio. Da una parte i lestofanti, i disonesti, i truffatori, dall'altra i pedalatori vittime di brutte tentazioni, di un calendario folle, di un movimento che illude molti ragazzi, che si è terribilmente allontanato da una santa povertà e che è prigioniero di una falsa ricchezza e di legislatori incapaci, di personaggi colpevoli di errori disastrosi. Gabriele si contiene per modestia ma è chiaro, lampante, il bisogno di una nuova rivoluzione, la necessità di portare i ciclisti nella stanza dei bottoni.
Andando indietro nel tempo, Landoni ricorda che tutte le giornate passate in bici sono state un divertimento, una fatica piacevole e questo è un altro segnale del suo amore per il ciclismo. Modestia, dicevo. Modestia al punto di pregarmi vivamente che non era il caso di includerlo tra i miei Visti da vicino. Ha insistito, mi ha detto di dedicare la mia attenzione ai campioni, a quelli che hanno conquistato i grandi traguardi, ma i lettori che hanno la bontà di seguirmi conoscono le mie attenzioni e lasciatemi aggiungere il mio piacere nell'occuparmi di chi molto ha dato e poco ha ricevuto. E così vado indietro nel tempo e rivedo Landoni in maglia azzurra nel campionato mondiale di Valkenburg 1979 rubato a Giovanni Battaglin e vinto da un olandese (Raas) colpevole di molte scorrettezze e sfacciatamente aiutato da un tedesco (Thurau). Così rendo merito a Gabriele per aver onorato il mestiere con allegria e genuina passione. Sposato e padre di una figlia, uomo felice per aver impiegato bene i suoi guadagni, perito chimico e agente di commercio, Landoni continua ad amare e a lavorare per il bene del ciclismo e a lui vanno il mio abbraccio e il mio affettuoso saluto.
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