3 maggio 2008 - G.P. Industria & Artigianato - Larciano

Grandi campioni erano attesi al via del 32° Gran Premio "Industria e Artigianato" di Larciano ma, poi, per vari motivi in diversi hanno dato forfait. Quello più grave è forse rappresentato dall'assenza, per mancanza di mezzi, della Quick-Step che ha tolto di mezzo due sicuri protagonisti come Giovanni Visconti (avrebbe corso sulle strade di casa visto che abita sul cucuzzolo di San Baronto) e il campione del mondo Paolo Bettini. Il percorso è quello di sempre, super collaudato e rodato: 200 chilometri tondi tondi, con partenza ed arrivo fissati a Larciano con la salita di San Baronto: una dal versante più morbido, salendo dal paese di Leonardo, Vinci (12 chilometri quasi in falsopiano) e quattro dalla parte più dura, Lamporecchio, con lunghi rettilinei e punte anche all'11-12%). Una fuga caratterizza la prima parte di gara, sono ben 39 i corridori che, sul primo Gpm del San Baronto, vanno in avanscoperta raggiungendo subito un vantaggio ragguardevole nei confronti del plotone che sembra essere piuttosto svogliato, tanto che al passaggio dal centro cittadino di Pistoia, il vantaggio dopo nemmeno trenta chilometri di corsa è già abbondantemente superiore ai dieci minuti. Fra i 39 al comando ci sono squadre pluri rappresentate: Liquigas (con Carlstrom, Agnoli e Noè), la Csf-Navigare (con Laverde, Pagoto e Savini), la Lpr-Brakes (con Ermeti, Ferrara e Laganà) fino ad arrivare alle più numerose: Acqua&Sapone - Caffè Mokambo (Paolini, Arekeev, Andrea e Simone Masciarelli) e la Diquigiovanni (addirittura in cinque con Missaglia, Ivanov, Serpa, Ochoa e Ginanni). Il gruppone davanti prosegue di comune accordo e, con l'andare dei passaggi in vetta al San Baronto, inizia anche la scrematura. Al 2° giro passa primo Niemec (Miche) davanti ad Ochoa (Diquigiovanni) e Cattaneo (NGC-Otc). Il gruppo recupera sui battistrada grazie soprattutto all'impulso della CSC, con Frank Schleck che mette in testa a tirare alla frusta un paio di gregari nel tentativo di riaprire le sorti della corsa, anche perché la sua squadra davanti ha un solo corridore. Nel successivo giro cambia ben poco, il gruppo dietro riesce a recuperare soltanto un minuto (da 6'14'' a 5'), ma non c'è più la possibilità, a quaranta chilometri dal traguardo, di rientrare e tutti alzano bandiera bianca, tant'è vero che all'ultimo giro, ai meno venticinque dalla fine, il distacco è ritornato addirittura superiore ai 13'. Tagliato fuori quindi il gruppo, la corsa si gioca davanti. Al terzo Gpm prova l'allungo Kvachuk (Cinelli), ma su di lui rintuzzano Cattaneo, Missaglia, Garofolo e Ferrara. La bagarre in testa è partita e in cima al San Baronto tutti e trentanove passano distanziati in piccoli gruppetti nell'arco di cinquanta secondi. La fatica inizia a farsi sentire e si forma un nuovo plotone in testa formato da diciassette corridori che guadagnano subito un minuto circa sugli altri ex compagni di fuga. La corsa si decide sull'ultimo passaggio in vetta al San Baronto. La squadra che si da più da fare è la Diquigiovanni per cercare di favorire il capitano odierno, Francesco Ginanni, al suo primo anno fra i "pro". Sono Serpa e Ivanov che tengono alta l'andatura in pianura, ma durante l'ultima ascesa provano l'attacco Eddy Ratti (Nippo-Endeka) e Giairo Ermeti (Lpr-Brakes). Proprio questo è l'ordine di passaggio sul Gpm, con un vantaggio di 8'' sullo stesso Ginanni che ha fiutato il pericolo e si è lanciato da solo all'inseguimento della coppia di testa. In discesa i tre guadagnano sugli inseguitori. Nell'abitato di Vinci, a dieci chilometri dalla fine, sulla testa della corsa rientra anche Luis Felipe Laverde (Csf-Navigare) mentre dietro rimangono in otto: Carlstrom, Cattaneo, Savini, Missaglia, Ochoa, Garofolo, Kairelis e Muto. La vittoria oramai se la giocano i quattro davanti. In una volata ristretta il favorito d'obbligo è Ermeti, anche se lo stesso Ginanni, dopo 200 km di gara, può dire la sua. Gli altri due, invece, partono battuti ed è Eddy Ratti che cerca di vivacizzare il finale. Ci prova ai due chilometri e mezzo, ma il suo tentativo viene subito rintuzzato; ci riprova ai mille cinquecento metri e questa volta va, perché gli altri tre si guardano troppo e si avvantaggia di quei 4-5 secondi che gli consentono di arrivare in solitudine sul traguardo. La volata per il secondo posto va a Ginanni su Laverde ed Ermeti che ha pagato eccessivamente lo sforzo fatto sul San Baronto. Nel gruppetto inseguitore tenta la fortuna Pasquale Muto che chiude in solitaria al quinto posto davanti a Dainius Kairelis.
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