Roberto Virginio Sorlini

Questo filiforme passista bresciano, dalle giornate intense e diverse volte azzurre fra i dilettanti, ha saputo convertire le speranze di nota che fuoriuscivano nella sua esperienza da "puro", in un ruolo certo più oscuro, ma ugualmente peculiare quando passò professionista: il gregario. Un capitano su tutti, Francesco Moser e tanti momenti vari d'azione negli undici anni nell'elite del ciclismo. Già, perché chi è chiamato al compito di "luogotenente" o di "spalla", in corsa difficilmente può strasene tranquillo nella "pancia" del gruppo, c'è sempre qualcosa da fare per svolgere al meglio quel ruolo. Non a caso, anche se poco se ne parla o si scrive, per un gregario, anche solo la semplice attenzione sulla consumazione della corsa, provoca sollecitazioni ai centri nervosi spesso superiori a quelle che coinvolgono il leader, perlomeno ciò avviene con notevole regolarità per il primo 60-70% di gara. Roberto Sorlini è stato uno così, uno che s'è guadagnato lo stipendio come centinaia d'altri, fra fatica e sofferenza, fino ad esaltare al servizio del capitano le sue qualità di passista di pregio e di generoso. Passato professionista nel 1970, all'interno della Sagit, chiuse il Giro al 68° posto, ma a fine anno, con la chiusura della squadra, s'accasò alla Cosatto. Nel '71, andò meglio al Giro, finendo 38° con un bel secondo posto nella difficile tappa di Pescasseroli. Dopo un interlocutorio '72 nelle fila della Zonca, passò nel '73 alla GBC, dove vinse la sua unica corsa da professionista: la tappa di Olten al Giro della Svizzera. Nel 1974 fu chiamato alla Filotex di Francesco Moser e col corridore trentino rimase fedelmente fino al 1979. Gli ultimi due anni di carriera li passò alla Honved, al servizio dello scalatore Mario Beccia, conosciuto ai tempi della Sanson, quando questi era il luogotenente grimpeur di Moser. Lasciò il ciclismo alla fine del 1980 a 33 anni.

Le sue prestazioni al G.P. Terme di Castrocaro.
Roberto Sorlini partecipò all'edizione '71 della corsa, giungendo settimo a 6'47" dal vincitore Felice Gimondi. Non andò male, in considerazione del percorso (preferiva terreni piatti) e del fatto che dietro di lui finirono grossi nomi, quali Vinelli, Paolini e Ritter.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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