Guido Boni

Da dilettante prometteva moltissimo. Soprannominato "l'Angelo di Vicchio" per il suo sguardo e quella faccia di eterno bambino, raggiunse la notorietà anche per il matrimonio con Marisa Zocchi una delle prime vedette di "Lascia o raddoppia?" (ovviamente specializzata in ciclismo). Fra i professionisti però, non è stato pari alle attese. Qualche sprazzo, degno di un corridore dal potenziale di nota e poi tanto gregariato, anche alla luce delle ottime squadre in cui ha militato. Fu compagno di Magni nella Nivea Fuchs, di Coppi nella Bianchi e nella Tricofilina dove trovò, oltre al "campionissimo", anche Federico Bahamontes. Le sue ultime squadre furono la romagnola Ghigi e la grandissima Molteni, agli esordi. I suoi anni migliori, a livello di risultanze personali, furono i primi. Si fece notare in modo particolare nel '56, per la sua vittoria nella tappa di Bienne al Giro della Svizzera e per il successo nel Trofeo UVI, dove vinse le prove di Mantova e Pistoia. Il suo ultimo successo lo colse nella frazione di Forte dei Marmi al Giro d'Italia del 1958, quando superò allo sprint Guido Carlesi, suo compagno di fuga, dopo aver promesso a questi, si dice, di non fare la volata perché stanco. Ma il valore potenziale di Boni,più che sulle vittorie, sta nei piazzamenti ottenuti, alcuni dei quali di pregio, come ad esempio i secondi posti, dietro a Miguel Poblet nella frazione di Sondrio al Giro '56, al Giro di Romagna '57 dietro al "Treno di Forlì" Ercole Baldini, o quello prestigiosissimo dietro al grande Charly Gaul nella Cronoscalata del Vesuvio al Giro d'Italia '59. Notevole anche la terza piazza alle spalle dei belgi Emile Daems e Edgar Sorgeloos nella tappa di Trento al Giro '60 e quella d'onore nel Gran Premio Industria e Commercio '55, quando vinse Aldo Moser. Fu azzurro ai Mondiali di Waregem, nel 1957, dove giunse tredicesimo e primo degli italiani.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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