Gianbattista Baronchelli

Gian Battista "Gibì" o "Tista" Baronchelli è passato, o si cerca di farlo passare, alla storia, come un incompiuto, quando in realtà, semmai, può essere considerato un corridore dal quale ci si aspettava di più. Ogni giudizio, aldilà degli errori e della sfortuna di questo comunque stupendo atleta, non può non partire dall'analisi dei tempi in cui Gibì ha corso, e dalle non poche storture e contraddizioni del ciclismo italiano di quel periodo. Le ragioni oggettive che hanno pesato in quel contesto storico si muovevano, dapprima, nell'esigenza ossessiva tipicamente italiana di trovare un indigeno in grado di mettere alle corde Eddy Merckx, poi, nello stravalutare le corse della penisola a danno di quel Tour per anni dribblato malamente dai nostri migliori ciclisti, indi, nell'esagerazione di vedere il dualismo Moser Saronni come un chiasma che, di fatto, bruciava tutto il resto, ed infine nel non considerare nel giusto merito chi giungeva secondo dietro Bernard Hinault. Se analizziamo passo su passo questi aspetti, Baronchelli, esce più cospicuo e il suo comunque ottimo palmares, assume ben altri significati.
Gibì, aveva vinto nel 1973, a vent'anni, il Giro d'Italia per dilettanti e il Tour de L'Avenir, nonostante in questa corsa avesse dovuto superare una caduta che gli aveva reso un ginocchio gonfio come un melone. Quanto basta per essere atteso al professionismo con molto interesse. Nel 1974 però, il suo comportamento eccezionale nel Giro d'Italia d'esordio fra i prof, fu tale da stravolgere la ragionevolezza dell'osservatorio italiano. Si dimenticava che i 12" secondi che alla fine separarono Baronchelli da Merckx, potevano creare eccessivo peso nella tempra di Gibì e sottovalutavano il peso della forma del belga che non superava l'80%. Già, perché se un Eddy in quelle condizioni è sempre bastato per superare Gimondi in una grande corsa a tappe, sempre l'80% rimaneva. E che Baronchelli avesse potuto superare l'uomo di Sedrina, ci stava, semplicemente perché andare più forte di Gimondi in salita, non era impresa da marziani. Invece di covare e tutelare il ragazzino, certo pieno di qualità, gli si buttò addosso l'attesa di una nazione. Arrivò poi il '75 e l'esordio vincente di Gibì a Laugueglia, confermato da un successo di tappa al Giro di Sardegna, diede ulteriore fiato alle trombe in vista del Giro d'Italia. Qui però, Baronchelli, contrasse una malattia virale che ne limitò il rendimento in corsa e che forse non fu mai completamente superata. La sottovalutazione del fatto da parte di un osservatorio che vedeva quel Giro disegnato per lui, pose Gibì (che finì la corsa rosa al decimo posto), già sull'alone di una certa delusione. Nel frattempo, il comportamento di Francesco Moser al Tour di quell'anno, dove fu maglia gialla nelle frazioni di pianura per poi essere seppellito di minuti in salita, portò l'osservatorio a incentrare sul trentino attese esagerate su corse, come quelle a tappe, dove, checché se ne dicesse, difficilmente poteva essere un evidente. E fu così che il Giro d'Italia, cominciò a proporre percorsi che per troppi anni incrinarono la tradizione di manifestazione legittimamente equilibrata.

L'edizione della corsa rosa del '76, una delle più scarse della storia, quasi tutta vissuta sul rallentatore, con anziani in evidente declino e giovani poco adatti all'attacco o di scarsa personalità, provocò un verdetto che il nostro Gibì pagò a lungo. Vinse il vecchio Gimondi, Moser arrivò 4° e Baronchelli solo quinto. Poco importava se non stava bene: era ormai un normale per quell'osservatorio che stava ingigantendo Moser su corse le cui qualità erano contrarie a quelle che dimostrava nelle classiche e che esaltava a dismisura un vecchio come Gimondi, che aveva vinto senza brillare come del resto tutti gli altri. Gibì poi, fece un errore grave: andò al Tour senza condizione e concentrazione uscendone distrutto e ritirato, fino al punto di considerare, in cuor suo, la Grande Boucle come una manifestazione da evitare. E ciò fu disastroso per la sua carriera limitatamente alle corse a tappe. Nel '77, in un Giro che si distingueva per il suo "piattume" e per il tanto crono, Gibì si difese bene, vinse il tappone di Pinzolo, ma non poté evitare di finire terzo, dietro a Pollentier e, ancora, Moser: un fatto capitale nella già poca lucidità dell'osservatorio. Dietro l'angolo, c'era proprio nella sua medesima squadra, il piccolo fenomeno Saronni e poco importava se, in quel '77, Baronchelli aveva vinto, fra le diverse corse, il Giro dell'Appennino (una gara vinta sempre da campioni), il Giro di Romandia e, soprattutto, alla grande, il Giro di Lombardia, grazie ad un arrivo solitario e dopo aver seppellito di minuti il miglior cast del ciclismo mondiale. Col '78 si alzarono i sipari del dualismo Moser-Saronni e Gibì, pur vincendo 11 corse, tra le quali una sfilza di classiche nazionali come il Giro dell'Appennino (la sua corsa), il Giro del Piemonte, la Coppa Placci, il Giro dell'Umbria, facendo cilecca al Giro d'Italia, si giocò le residue speranze, in chiave nazionale, per la giusta considerazione dei suoi mezzi. Certo, a Milano giunse secondo a 59" dalla maglia rosa De Muynck e vinse la difficile tappa di Canazei, ma quel Giro, pur considerando che qualcuno doveva riparare verso il belga la scorrettezza di un attacco dopo una caduta che gli costò la corsa rosa di due anni prima (frazione di Bergamo), doveva essere suo. Altro errore, che ripeteva il già fatto nel '77 e che poi rappresentò una costante, fu quello di non andare al Tour. Col '79, stagione per Gibì davvero tribolata per acciacchi vari (ciononostante colse diversi traguardi compreso nuovamente l'Appennino e il Giro di Romagna) esplose il dualismo fra Moser e Saronni e per gli altri, in Italia, fu notte fonda. Baronchelli, tra l'altro, cominciò a dover pagare sulle strade l'ostracismo dei tifosi di Moser (i più calcistici mai visti sulle strade) che non disdegnavano di seppellirlo di insulti e di ....tutto il resto del corredo calciofilo. La stessa cosa capitò a Visentini poco dopo e, mi si permetta, considero queste idiote escandescenze, come un segmento tra i più tristi che abbia vissuto o letto nello sport. Nel 1980, quando il mondo fu costretto a sancire lo spessore di un similare di Merckx, nelle vestigia del francese Bernard Hinault, Baronchelli fu il primo degli umani. Non solo perché nella gara crogiolo dell'anno, una volta tanto coincidente col campionato mondiale, in quel di Sallanches, fu l'ultimo a piegarsi al marziano bretone, ma per le vittorie raccolte nell'anno: ben ventuno, fra le quali l'Henninger Turm, il Giro dell'Appennino, il Giro della Provincia di Reggio Calabria, il Giro dell'Emilia, la Coppa Sabatini, il Giro del Piemonte, il GP di Montelupo, la tappa di Campotenese al Giro (dove finì 5°), una tappa del Giro del Trentino ed una di quello di Puglia. Insomma quanto bastava per essere qualcosa di più nella considerazione tutta per gente come Moser e Saronni che, ai mondiali di Sallanches, quando Hinault decise di fare sul serio, non poterono far altro che andare in albergo a farsi una doccia. Ed il mondiale, Gibì, lo avrebbe vinto l'anno dopo a Praga, se gli italiani in una delle giornate più nere dell'era Martini, non avessero inseguito con veemenza il duo Millar-Baronchelli, con l'azzurro sicuro vincente allo sprint. Furono ripresi a seicento metri dall'arrivo e Gibì, che nella fuga non aveva tirato per rispettare le consegne, fece il suo lavoro nello sprint decisivo a favore di Saronni, per poi prendersi gli improperi dei soliti imprecisi, per aver lasciato al vento troppo presto il Beppe nazionale. In realtà, quando Baronchelli si spostò, dietro ci doveva essere Moser per completare il lavoro per Saronni.....ma i due dovevano essere immuni da critiche. La lapidazione del "Tista" per quel mondiale sfumato, da parte dei tifosi saronniani, rappresenta un'altra pagina triste di quel periodo del nostro ciclismo. Nel 1981, le sue belle corse per dimostrarsi iridato degno, Gibì, come al solito, le aveva vinte. Solo per citarne alcune: il Giro del Lazio, il Giro dell'Appennino, il Giro di Toscana e la dura tappa di Cascia al Giro d'Italia (chiuso al 10° posto). Anche nel 1982, il suo ruolino fu positivo grazie a nove successi fra i quali il GP Industria e Commercio, il Giro dell'Umbria e il suo siamese Giro dell'Appennino. Non vinse tappe al Giro d'Italia, dove si piazzò al quinto posto.

Col 1983, iniziò la lenta flessione del "Tista": solo due successi in gare di secondo piano. Idem l'anno successivo, ma stavolta nell'ambo di vittorie ci stava il Giro di Toscana. Nel 1985 provò la Vuelta di Spagna e prima di abbandonare per un'indisposizione, vinse la tappa di Santiago. Tornò a ruggire nella stagione '86, quando a Nicotera, rivinse una tappa del Giro d'Italia (si ritirò poi qualche giorno dopo) e, soprattutto, trionfò nuovamente in una classica monumento, come il Giro di Lombardia. Nell'occasione, fu ancora capace di staccare tutti. Anche nel 1987, il suo spunto in salita, ebbe modo di farsi vedere: vinse infatti la Cronoscalata del Ghisallo, valevole per il Trofeo dello Scalatore. Passò ancora due anni fra i professionisti prima di abbandonare l'attività e vinse ancora gare minori. Lasciò i giudizi dell'osservatorio a fine '89. Campione mancato? Direi proprio di no, perché campione lo è stato eccome, viste le 94 vittorie, i piazzamenti di prestigio e, soprattutto, il modo di giungere al successo. Poteva essere più grande? Per quanti si può dire la stessa cosa nella storia del ciclismo? Tanti! Per me, che non sono mai stato suo tifoso, "Tista" Baronchelli è la figura italiana più bella del segmento del ciclismo che mi è piaciuto di meno, nonché l'uomo di quell'epoca che più mi ha ricordato i valori dei decenni precedenti.

Le sue prestazioni al G.P. Terme di Castrocaro.
Tista Baronchelli non era un cronoman, ma uno che si piazzava bene in ogni cronometro. Lo dimostrò anche nella sua partecipazione all'edizione '78 della classica forlivese, dove solo due specialisti come Johansson e Schuiten, riuscirono a batterlo.

Il curriculum completo di GB Baronchelli


Vittorie

1974 Nessuna

1975 Trofeo Laigueglia
1975 Tappa Montespada (Giro di Sardegna)
1975 Circuito di Col S. Martino
1975 Trofeo Baracchi (con Moser)
1975 Circuito di Magione

1976 Circuito di Faenza
1976 Circuito di Cuneo
1976 Prima Tappa Giro dei Paesi Baschi
1976 Terza Tappa Giro dei Paesi Baschi
1976 Giro dei Paesi Baschi
1976 Giro di Romagna
1976 Frazione cronostaffetta a Martinsicuro
1976 Circuito di Chignolo Po
1976 Criteriem Monasterolo (Tipo Pista)

1977 Giro dell'Appennino
1977 Tappa Le Locle (Giro della Svizzera Romanda)
1977 Giro della Svizzera Romanda
1977 Tappa Pinzolo (Giro d'Italia)
1977 Circuito di Arezzo
1977 Circuito di Chignolo Po
1977 Circuito di Pergola
1977 Giro di Lombardia
1977 Circuito di Canelli

1978 Tappa Canazei (Giro d'Italia)
1978 Circuito Lido di Venezia
1978 Giro dell'Appennino
1978 Cantagallo Pistoia
1978 Giro dell'Umbria
1978 Circuito di Garbagnate
1978 Giro del Piemonte
1978 Circuito di Grotte di Castro
1978 Coppa Placci
1978 Circuito di Castellina Scalo

1979 Giro dell'Appennino
1979 Giro di Romagna
1979 Prima frazione cronoscalata di Genga
1979 Genga classifica finale
1979 Circuito di Carpineti
1979 Cronoscalata della Futa

1980 Giro della Provincia di Reggio Calabria
1980 Tappa Castellana Grotte (Giro di Puglia)
1980 Giro dell'Appennino
1980 Gran Premio di Francoforte
1980 Tappa Arco di Trento (Giro del Trentino)
1980 Tappa Campotenese (Giro d'Italia)
1980 Circuito di Nanno
1980 Gran Premio Montelupo
1980 Coppa Sabatini Peccioli
1980 Circuito di Cavo Isola d'Elba
1980 1 ° Frazione cronoscalata di Frasassi
1980 2° Frazione cronoscalata di Frasassi
1980 Cronoscalata di Frasassi (classifica finale)
1980 Kitzbuel fr. linea
1980 Kitzbuel fr. cronometro
1980 Circuito di Kitzbuel - classifica finale
1980 Giro del Piemonte
1980 Circuito di Rovereto
1980 Circuito di Laterina
1980 Giro dell'Emilia
1980 2° Prova Ruota d'Oro
1980 Ruota d'Oro (classifica finale)

1981 Giro di Puglia
1981 Tappa Cascia (Giro d'Italia)
1981 Circuito di Vigolo Marchese
1981 Giro dell'Appennino
1981 Giro di Toscana
1981 Circuito di Roccastrada
1981 Giro del Lazio

1982 Tappa Lodrone (Giro del Trentino)
1982 Giro dell'Appennino
1982 Circuito di Granze
1982 Cronoscalata Sarnico - San Fermo
1982 Giro dell'Umbria
1982 Cronoscalata di Frasassi
1982 Gran Premio di Larciano
1982 Circuito di Chignolo Po
1982 Cronoscalata Castione Monte Pora

1983 Circuito di Roccastrada
1984 Circuito di Faenza
1984 Giro di Toscana
1985 Tappa Santiago (Giro di Spagna)
1986 Tappa Nicotera (Giro d'Italia)
1986 Circuito di Vailate
1986 Cronoscalata della Futa
1986 Giro di Lombardia
1987 Cronoscalata del Ghisallo (Prova Trofeo dello Scalatore)
1988 Circuito di Bologna
1988 Circuito di Nanno
1988 Circuito di Sospirolo


Piazzamenti al Giro d'Italia
1974 2°
1975 10°
1976 5°
1977 3°
1978 2°
1980 5°
1981 10°
1982 5°
1983 17°
1984 6°
1985 6°

Altri piazzamenti di rilievo:
1974 3° Tappa Sanremo (Giro d'Italia)
1974 2° Tappa Tre Cime di Lavaredo (Giro d'Italia)
1974 2° Giro d'Italia (Classifica finale)
1974 3° Giro della Provincia di Reggio Calabria
1975 3° Cronotappa il Ciocco (Giro d'Italia)
1975 3° Tappa La Maddalena (Giro d'Italia)
1975 2° Giro del Friuli
1976 3° Tappa Il Ciocco (Giro d'Italia)
1976 3° Tappa Bergamo (Giro d"Italia)
1976 3° Tirreno Adriatico
1976 3° Giro di Puglia
1976 3° Valli Varesine
1976 2° Trofeo Laigueglia
1977 3° Giro d'Italia (classifica finale)
1977 2° Coppa Agostoni
1978 3° Tappa Ravello (Giro d'Italia)
1978 2° Giro d'Italia (classifica finale)
1978 3° Tre Valli Varesine
1978 3° Coppa Agostoni
1978 3° Gran Premio Montelupo
1978 3° Trofeo Baracchi (in coppia con Johansson)
1978 2° Freccia Vallone
1979 2° Giro della Svizzera Romanda
1979 3° Giro del Piemonte
1979 3° Trofeo Pantalica
1980 2° Tappa Isola d'Elba (Giro d'Italia)
1980 2° Giro di Puglia
1980 3° Giro del Trentino
1980 2° Giro del Lazio
1980 2° Sallanches - Campionato del Mondo
1980 2° Gran Premio di Larciano
1981 3° Trofeo Matteotti
1982 2° Tappa Agrigento (Giro d'Italia)
1982 3° Tappa Monte Campione (Giro d'Italia)
1982 3° Giro di Puglia
1982 3° Giro del Trentino
1982 2° Giro di Toscana
1982 3° Tre Valli Varesine
1982 3° Gran Premio di Camajore
1983 2° Giro di Campania
1983 3° Giro dell'Umbria
1983 3° Cronoscalata della Futa
1983 2° Giro di Puglia
1984 3° Giro di Puglia
1984 2° Cronoscalata della Futa
1984 2° Giro dell'Umbria
1984 2° Tre Valli Varesine
1985 3° Tappa Selva di Val Gardena (Giro d'Italia)
1986 3° Coppa Placci
1986 3° Trofeo Matteotti
1987 2° Giro del Trentino

Presenze in Nazionale:
1976 42 Ostuni
1978 16° Adenau Nurburgring
1979 ritirato a Valkenburg
1980 2° a Sallanches
1981 27° Praga
1982 30° Goodwood
1983 32° Antenrhein
1984 20° Barcellona
1985 60° Giavera del Montello
1986 40° Colorado Spring

Note (1):
1973 1 ° Tour dell'Avvenire Dilettanti
1973 1 ° Giro d'Italia Dilettanti

Note (2)
Alle 89 vittorie singole sono da aggiungere 2 Cronostaffette.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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I dati inseriti in archivio sono il risultato di una ricerca bibliografica e storiografica di Paolo Mannini (curatore dell'Archivio). Le fonti utilizzate sono svariate (giornali, libri, enciclopedie, siti internet, archivi digitali e frequentazioni sui vari Forum inerenti il ciclismo). Chiunque desideri contribuire alla raccolta dei dati, aggiunta di materiale da pubblicare o alla correzione di errori può farlo mettendosi in contatto con Paolo Mannini o con la Redazione.

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