Giampiero Macchi

Questo varesino dal fisico non proprio statuario, più da scalatore, ma dalla ruota abbastanza veloce, fu un ottimo dilettante. Più che su strada però, arrivò ad una tangibilità tricolore vincendo nel 1961 il campionato italiano nel quartetto d'inseguimento assieme a Bolloni, Cerato e Rancati. La sua carriera ha molte analogie con quella di Remo Stefanoni, di cui parlerò in questa rassegna, per residenza, per caratteristiche tecniche (nonostante la notevole diversità nella struttura fisica), perché quasi coetanei e per aver militato da professionisti spesso nelle medesime squadre. Giampiero Macchi passò presto al professionismo, nel 1963, poco più che ventunenne, all'interno dell'Ignis, ma le sue prime stagioni nell'elite del ciclismo non furono brillanti. Paradossalmente l'unica nota positiva di Giampiero fu la conclusione del Giro '65 al 77° posto. Tra l'altro manifestò una certa fragilità fisica ed una non grande tenuta nelle lunghe corse a tappe. Nel 1966 passò alla Legnano e qui cominciò a farsi vedere negli ordini d'arrivo e nelle condotte più spregiudicate di gara. Nella stagione colse due ottimi secondi posti nella Sassari Cagliari (vinse il forlivese Pasquale Fabbri) e nel Gran Premio Cemab di Mirandola. Chiuse il Giro d'Italia al 74° posto. A fine anno la Legnano si sciolse e Macchi faticò non poco a trovare l'accasamento. Finì alla Salamini Comet, guidata dal forlivese ex pistard Sante Lombardi e qui ruppe il ghiaccio. Vinse infatti il Trofeo Guizzi e, in Svizzera, a Franenfeld. L'ottimo comportamento di stagione, valse a Giampiero l'ingaggio alla Molteni e nel '68 colse il suo successo più importante: il Gran Premio di Camaiore. Nel '69 un nuovo cambio di maglia, portò Macchi alla Sanson di Gianni Motta, ma la sua stagione, come quella di tutta la squadra del resto, non visse di grandi luci. Per Giampiero comunque, una vittoria, l'ultima di carriera, arrivò: il Circuito di Riccione. Nel 1970 passò alla Dreher, ma non trovò più occasioni per mettersi in mostra e, complici alcuni guai fisici, abbandonò l'attività.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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