Ambrogio Colombo

Un buon pedalatore, senza infamia e senza lode, passato professionista nell'Ignis nel 1964, dopo aver corso bene da dilettante. Da "puro", Ambrogio vinceva poco, ma arrivava sempre, senza impressionare, ma arrivava. Un passista non altissimo che si difendeva in salita, anche perché di costituzione magra e con una buona volontà nel prepararsi durante la settimana sulle alture non distanti da casa. I tratti del campione non c'erano, ma le possibilità di giungere ad un buon ruolo da gregario, sì. Soprattutto in considerazione delle sue doti sul passo e per quell'abitudine ad inseguire gli ardimentosi. Con questo biglietto, si presentò in maglia Ignis al Giro d'Italia del 1964. Il ragazzone lombardo non andò male, giunse quinto nella tappa di Cuneo e terminò la corsa al ventottesimo posto. Un piazzamento davvero discreto per un debuttante. Giro a parte, il comportamento di Colombo sul resto, anche per qualche acciacco di troppo, non si mosse dalla mediocrità e ciò spinse, nel 1965, i dirigenti della squadra di Borghi, a riservarlo per una gara che si annunciava più massacrante del Giro di quell'anno, ovvero il Tour de France. Inserito nella formazione mista fra Molteni e, appunto, Ignis, Colombo, fece da gregario al ventenne Motta e finì il Tour al 78° posto. Nel 1966, il giovane Gianni, memore del buon comportamento tenuto da Ambrogio nella Grande Boucle, favorì il suo accasamento in Molteni, ma il passista di San Vittorie Olona, non riuscì ad emergere come sperava, ed a fine stagione abbandonò l'attività. Le soddisfazioni che non riuscirono al lui però, si concentrarono una trentina d'anni dopo, sulle gambe del figlio Gabriele, sì proprio quel Colombo che vinse la Milano Sanremo nel 1996.

Le sue prestazioni al G.P. Terme di Castrocaro
Grazie alla richiesta di Ercole Baldini, divenuto nel frattempo direttore tecnico dell'Ignis, la Forti e Liberi ingaggiò Ambrogio Colombo nell'edizione del 1965, ma il lombardo, al pari di diversi e più qualificati concorrenti, pagò il nuovo circuito di gara e si ritirò.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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