Storia di Luigi Marchisio

Mario Luigi Marchisio, per gli amici Vigin, nasce a Ranello nel 1909. Fin da giovane si dedicò con ardore al ciclismo e si distinse nelle gare paesane locali. La sua prima bicicletta era di marca... Casorzo! Il ciclista Casorzo infatti lo ricompensava con l'offerta della bicicletta e di qualche sommetta (cento lire ogni tanto....) dato che portava alla vittoria la bici su cui era scritto il suo nome.
Nel 1926, correndo per la bicicletta Prina di Asti, vince il campionato italiano categoria "Liberi". In seguito ottiene altre vittorie finché nel 1928 diventa campione italiano "Indipendenti" giungendo secondo nel Giro del Sestriere, prova unica per l'assegnazione del titolo, corsa promiscua con i "dilettanti" e vinta dal dilettante Beretta.
Nel 1929 interruppe l'attività ciclistica per il servizio militare che prestò negli alpini.Nel 1930 prende il via al Giro d'Italia: ha appena 21 anni e conquisterà il suo più memorabile successo in un Giro d'Italia passato alla storia per la decisione degli organizzatori di pagare il primo premio ad Alfredo Binda per impedirgli di prendere il via con gli altri 115 concorrenti, allo scopo di dare alla lotta per il primato una maggiore incertezza e un equilibrio tale da appassionare gli sportivi. In effetti, la battaglia non mancò, anche se il ventunenne piemontese, che correva per la Legnano dell'escluso Binda, dopo due tappe divenne leader della corsa vincendo la Palermo-Messina e difese il primato da tutti gli avversari, il più pericoloso dei quali fu il tenace Luigi Giacobbe 2° alla fine per soli 52".
Subito osannato dalla stampa come "nuovo campione", mantenne le belle premesse soltanto a sprazzi, confermandosi atleta a suo agio soprattutto nelle corse a tappe con il 3° posto nel Giro d'Italia del '31 (dopo 4 tappe era in testa con 5' di vantaggio, ma per un banale incidente perse la maglia rosa e la possibilità di rivincere il Giro) e il successo nella prestigiosa Barcellona-Madrid del '32, ma ritornando spesso nell'ombra e non emergendo più dalla mediocrità nelle sue ultime stagioni, lasciando perplessi tutti coloro che avevano probabilmente sopravvalutato le sue possibilità. Non ancora ventisettenne abbandò l'attività agonistica e si mise a vendere biciclette e articoli sportivi a Torino.
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