Alessandro Ballan: mi sono innamorato del Nord

Rivista Tuttobici Numero: 5 Anno: 2005

Ballan: mi sono innamorato del Nord

di Alessandro Tomaselli

Dalla "Campagna del Nord" Alessandro Ballan è tornato con la consapevolezza che un giorno lì, tra muri e pavé, potrà essere protagonista e lasciare il segno in gare dove il ciclismo italiano si è sempre messo in evidenza. In meno di due settimane il ventiseienne trevigiano della Lampre-Caffita ha colto la sua prima vittoria tra i professionisti, vincendo la prima tappa della Tre giorni di La Panne, arrivando secondo nella classifica finale, ed è stato protagonista di una fuga spettacolare quanto sfortunata al Giro delle Fiandre, mentre alla Parigi-Roubaix è partito con i gradi di capitano assieme a Gianluca Bortolami.
Proprio Bortolami, che di Fiandre ne ha vinto uno nel 2001 e di pavé in quindici anni di professionismo ne ha visto tanto, aveva colto nel giovane Alessandro le doti dell'uomo adatto alle Classiche del Nord.
«Già l'anno scorso Gianluca aveva visto che potevo avere le qualità fisiche e psicologiche per affrontare queste corse. Mi ha insegnato a stare in gruppo, mi ha trasmesso tutti i segreti e spiegato i trabocchetti di queste gare, insomma mi ha seguito come una mamma chioccia. Quest'anno ho affrontato le gare del Belgio con la consapevolezza di stare bene e di essere al meglio della condizione. Durante l'inverno ho curato molto la preparazione in palestra e già a dicembre sono risalito in bici per preparare questi appuntamenti».
Centrata la prima vittoria da prof e con il morale a mille Alessandro ha corso il Fiandre da protagonista.
«In questa corsa se non stai davanti rischi di rimanere tagliato fuori, basta un muro preso nelle retrovie che ti ritrovi a dovere inseguire tutto il giorno. Fortunatamente mi ricordavo i punti determinanti del percorso e quindi gli ho sempre affrontati davanti, nelle primissime posizioni. Alla mattina, prima del via, si era parlato di tentare qualcosa, entrare in qualche fuga, metterci in evidenza. Sono scattato convinto anche se forse un po' in anticipo su un muro che il gruppo ha affrontato non a tutta. Mi sono trovato lì davanti da solo e sul falsopiano ho sperato che qualcuno mi venisse a prendere. Ho avuto fino a 35 secondi di vantaggio ma con un Boonen così non c'era nulla da fare. Pazienza. Il Fiandre è una corsa che mi piace molto e spero nei prossimi anni di potere essere ancora all'altezza per giocarmela fino in fondo».
Salito in bicicletta per sfida a nove anni, Alessandro non è più sceso.
«Un giorno mio padre regalò a mio fratello Andrea una bicicletta nuova fiammante, io ero così geloso che lo costrinsi a sistemare una vecchia bici da corsa che stava in cantina da anni. Ricordo ancora il colore: era rossa lucente. A nove anni vincevo già le mie prime corse tra i giovanissimi e quando portavo a casa qualche trofeo ero felicissimo e orgoglioso».
Passato tardi tra i professionisti, anche a causa di infortuni che ne hanno limitato il rendimento tra i dilettanti, Alessandro fin da subito si è dimostrato corridore adatto per le corse sul pavé.
«L'anno scorso ho fatto una buona Roubaix. Ero rimasto attardato ma ero rientrato, poi una caduta mi aveva nuovamente rallentato e quando finalmente avevo recuperato mi sono rialzato per attendere Bortolami. A 25 chilometri dall'arrivo mi sono ritirato per un problema alle mani a causa delle continue vibrazioni. Sono passato tardi, a 25 anni, quando c'è gente che a quel età ha già vinto molto, ma io sono sempre stato convinto delle mie possibilità e ho lottato per arrivare dove sono adesso».
Convinto e determinato, ed ora anche con la consapevolezza di avere fatto vedere tutto il suo valore siamo certi che sempre più spesso vedremo la ruota di Alessandro lì davanti al gruppo.
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