Antonio Salutini. Una mosca bianca nel ciclismo di oggi

Rivista Tuttobici Numero: 11 Anno: 2002

Antonio Salutini.
Una mosca bianca nel ciclismo di oggi

di Gino Sala

Antonio Salutini, toscano nato a Livorno nell'autunno del 1947, residente a Collesalvetti, più precisamente nella campagna della frazione Crocino dove conduce un'azienda agricola dotata di ulivi, vigneti e grano duro per la produzione della pasta, un figlio ventunenne studente universitario. Il Salutini corridore professionista dal '70 al '78, poi massaggiatore per quattordici anni e successivamente direttore sportivo, ruolo che gli si addice per la profonda conoscenza dell'ambiente. Ha girato il mondo guadagnando i soldi per comprarsi una casa, è stato un prezioso gregario che non ha avuto la soddisfazione di vincere nemmeno una corsa, miglior piazzamento un secondo posto ottenuto nella scia di Motta in un Giro di Romandia.

Gregario prezioso, ho detto, e oggi un istruttore che si avvale di una scuola speciale, la scuola di chi sale un gradino dopo l'altro con modestia e intelligenza. È stato al servizio di Luciano Pezzi e Alfredo Martini e da questi due maestri ha imparato come bisogna comportarsi quando si è responsabili di una squadra.

Ogni volta che incontro Salutini mi pare di rivedere in lui un insegnante di stampo antico, senza grilli in testa, lontano da quei colleghi che si sono tramutati in "manager", più vicini ai bilanci miliardari che ai loro corridori. Non voglio far nomi, ma sono a conoscenza di direttori sportivi nemici di una santa povertà, lontani da valori basilari e principalmente attenti ai guadagni personali.

Male, malissimo perché comportamenti del genere diseducano l'ambiente e aprono le porte a brutte avventure. I Pezzi e i Martini operavano in ben altro modo e pur ricevendo bassi compensi, stipendi irrisori, di gran lunga inferiori ai loro meriti, offrivano alle pattuglie in consegna i giusti indirizzi, i modi per essere onesti e produttivi. Allenamenti collegiali, problemi risolti con l'armonia della ragionevolezza, inverni sensati e stagioni dove nulla veniva lasciato al caso. Ecco perché si poteva contare su numerosi campioni, perché il ciclismo viveva momenti enstusiasmanti.

Adesso, a cominciare dalle categorie dilettantistiche, è tutto un traficcare a scapito della buona crescita.
La solita predica, osserverà qualcuno. Predica o no, io vorrei che nel gruppo del Duemila ci fossero tanti Salutini. Non è così, purtroppo e anche per questo motivo lo sport della bicicletta lamenta molteplici guasti. Caro Antonio, per certi aspetti tu sei una mosca bianca nel mezzo di tanti mosconi voraci, sei un personaggio che ha la mia stima perché fedele al tuo passato, perché lontano dai blà, blà, blà di chi distrugge invece di costruire.
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