Giorgio Albani Un signore del ciclismo

Rivista Tuttobici Numero: 4 Anno: 2004

Giorgio Albani
Un signore del ciclismo

di Gino Sala

Giorgio Albani da Monza, carta d'identità che porta la data del 6 giugno 1929, dieci anni di professionismo con 30 vittorie e un'infinità di piazzamenti, passista veloce capace di aggiudicarsi per due volte il Giro dell'Appennino e di brillare nella Tre Valli Varesine e nel Giro del Veneto, sette volte a segno nelle tappe del Giro d'Italia, campione nazionale nel 1956.
Una carriera più che dignitosa, tutto sommato, ma l'ammirazione e la simpatia del vecchio cronista per Albani, la conoscenza dell'uomo, delle sue grandi qualità tecniche e umane è legata al periodo in cui è stato al volante dell'ammiraglia, cioè direttore sportivo, istruttore, maestro di tanti pedalatori tra i quali spicca il nome di Eddy Merckx in maglia Molteni.

Mi capita di andare con la memoria a quei tempi per notare la differenza tra il ciclismo di ieri e di oggi, tra gli insegnanti di epoche diverse e rimango del parere che la maggioranza dei successori di Albani, Pezzi e Martini abbia tanto, molto da imparare.
Eh, sì: non mi offendo se qualcuno mi considera un passatista, un tipo incapace di adattarsi al ciclismo del 2000, mi ribello di fronte a certe argomentazioni, sono decisamente contrario all'attuale struttura che ha trasformato i diesse in manager con portafogli. Meglio, cento volte meglio quando gli sponsor stipendiavano i tecnici e pensavano al resto. Unica nota dolente l'ammontare del compenso mensile, in verità assai modesto. Adesso tutto è nelle mani di un personaggio che paga e non paga, vedere per credere le insolvenze nei riguardi dei corridori a fine stagione.

Ma al di là di una situazione per niente allegra, di ragazzi che vantano crediti, cosa insegnano i manager ai loro assistiti? Sono attenti, vicini a Tizio, Caio e Sempronio? In molti casi no. Non esistono più gli allenamenti collegiali, gli incontri invernali per controllare e programmare, è scomparso quel legame che univa e affratellava. Il telefonino come scambio di opinioni e stop. Così molti hanno campo libero nei divertimenti e nelle evasioni, così abbiamo un gruppo che si disfa a metà calendario, così aumentano gli imbonitori e i trafficanti, gli spacciatori dei veleni.

Non sono tra quelli che gioiscono sparando contro lo sport della bicicletta, credo di aver dimostrato il mio amore nei riguardi di una disciplina che conta ancora su molti appasionati perché espressione di un fantastico esercizio, ma i mali esistono e bisogna estirparli. E tornando a Giorgio Albani, scusandomi per aver dirottato il discorso, voglio ricordare la bravura, l'onestà, l'intelligenza di quest'uomo quando è stato al timone di una grossa squadra. L'emblema era Merckx detto il "cannibale" per la sua voracità nell'andare a caccia di traguardi. Ebbene, sapete quante volte Albani ha messo sull'attenti il suo campione, sia pure con maniere educate, senza strillare, ma anche senza mezzi termini? Ho ascoltato con le mie orecchie i richiami di Giorgio. «Calmati Eddy, basta, sei troppo goloso di vittorie, stacca la spina e riposati...». Parole che uscivano dalla bocca di un signore del ciclismo al quale trasmetto doverosi ringraziamenti e un affettuoso saluto.
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