Massimo Podenzana, gregario & campione

Rivista Tuttobici Numero: 10 Anno: 2004

Massimo Podenzana, gregario & campione

di Gino Sala

Il lettore che ha la bontà di seguirmi si sarà accorto delle mie scelte sui corridori del passato, scelte che pur non escludendo personaggi di grande o media portata, si riferiscono principalmente ad elementi che meritano di essere ricordati al di là dei risultati conseguiti. Nei riguardi di costoro, a mio parere, la stampa scritta e parlata ha sicuramente un debito e in un certo senso il mio vuol essere un piccolo atto di riparazione, motivo per cui ho accettato la rubrica proposta da Pier Agusto Stagi, giovane e valente direttore di un mensile che ha in Paolo Broggi e Bibi Ajraghi i principali animatori. Attenzione: il mio non vuol essere un elogio in famiglia, una sviolinata, come si usa dire, ma trovandomi nei panni del vecchio cronista è un piacere constatare l'impegno e la passione di giovani colleghi che lavorano per la buona propaganda del ciclismo. E poi Stagi sa bene che quando noto qualcosa di storto non vengono meno le mie tiratine d'orecchie.

Chiusa la parentesi, eccomi a parlare di un ex pedalatore che per vari motivi mi è caro. Si tratta di Massimo Podenzana, un ligure di Bolano nato a La Spezia il 29 luglio del 1961, professionista dall'87 al 2001, considerato il nonno del gruppo per essere rimasto in sella fino ad una bella età (40 anni), fisico possente e atleta esemplare. Gregario o campione? Uno e l'altro. Gregario di alta qualità quando era al servizio dei Bugno, dei Chiappucci e dei Pantani, campione nei momenti in cui poteva giocare le sue carte.

Due volte ha indossato la maglia tricolore facendo suo il titolo nazionale nelle sfide del '93 e del '94, per nove giorni è stato in maglia rosa nel Giro d'Italia 1988, suo il Giro di Toscana, suo il Gp di Camaiore, idem il Gp di Larciano e non è tutto, è il Podenzana capace d'imporsi in una tappa del Tour de France.

Atleta esemplare, ho detto, un ciclista che in ogni circostanza non ha mai esagerato. Bello da vedere in azione, due leve che macinavano chilometri e chilometri, un colpo d'occhio che intuiva le intenzioni degli avversari e forniva preziosi suggerimenti ai compagni di squadra, eccetera, eccetera. Sposato con prole, due maschi e una femmina, una bella casa costruita coi guadagni dell'attività ciclistica. Non è diventato ricco pedalando, pochi lo diventano, ma penso che possa contare su un buon gruzzolo, tale da consentirgli un decoroso domani. E poi non è che Podanzana stia con le mani in mano.

Già, sceso dalla bici Massimo è rimasto nell'ambiente con la qualifica di direttore sportivo che al momento lo vede sull'ammiraglia della giapponese Nippon Hodo, squadra composta da ragazzi italiani e da figli del Sol Levante. Sicuro che Podenzana ha molto da insegnare, altrettanto sicuro che i suoi allievi hanno un maestro ideale per imparare e per crescere. Con tutta franchezza e senza voler offendere nessuno, aggiungerò che Massimo è stato per me uno dei pochi corridori di assoluta onestà, un uomo di grandi valori e qui giunto voglio salutarlo con un abbraccio e una profonda simpatia.
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