L'entusiasmo perduto di Guido Carlesi

Rivista Tuttobici Numero: 7 Anno: 2005

L'entusiasmo perduto di Guido Carlesi

di Gino Sala

Come vola il tempo mi viene da dire. Per tutti, anche per Guido Carlesi, oggi sessantottenne, nato a Vicarello di Collesalvetti (Livorno) il 7 novembre del 1936, eccellente professionista dal '56 al '66, vivace alla maniera dei toscani, fatto per andare in bici a parere di Alfredo Martini, 1,79 di altezza, 75 chili di peso, capace di difendersi in salita, sicuramente un formidabile passista, in grado di distinguersi in volata, visto che tra le sue numerose vittorie c'è anche una tappa della Parigi-Nizza dove il secondo e terzo classificato sono Van Looy e Altig.

Un'ottantina di successi, tutto sommato, un tipo con un solo difetto, quello di non riuscire ad essere costante nel rendimento. «Bischero, perché ti lasci andare?», gli gridavano i suoi sostenitori e lui rispondeva con un sorriso, come a dire che nella vita non c'era soltanto il ciclismo. Così ripeteva sovente Jacques Anquetil, un campione noto anche per gli svaghi che si concedeva e a proposito del quale Fausto Coppi ebbe modo di confidare agli amici: «Pregate che quello continui a vivere spensieratamente perché in caso contrario dovrete correre soltanto per arrivare secondi».

Ora non voglio assolutamente far paragoni, non ho motivi per scrivere che Guido è stato un libertino, però non a caso ho tirato in ballo il nome di Anquetil, di colui che nel 1961 si aggiudicò il secondo dei suoi cinque Tour. Questa la classifica finale: 1° Anquetil, 2° Carlesi a 12'14", 3° Gaul a 12'16", 4° Massignan a 15'59", 5° Junkermann a 16'09".
«Ero in gran forma, in condizioni ideali per ben figurare. Mi sono imposto in due tappe, una proprio davanti a Jacques, ma al tirar delle somme ho dovuto inchinarmi di fronte ad un avversario imbattibile. Certo, quel Tour è ancora vivo nei miei pensieri», commenta a distanza di 44 anni Carlesi.
Cosa ti ha dato il ciclismo?, ho chiesto a Guido. Risposta: «Eravamo lontanissimi dagli stipendi di oggi. La cifra massima equivaleva a 10 milioni di lire stagionali e comunque investendo bene i guadagni mi sono sistemato bene».
Quali sono le passioni di un uomo che è due volte nonno?
«Quelle di sempre. La caccia, la pesca e l'orticello di casa».
E il ciclismo?
«Il ciclismo è scomparso dalle mie attenzioni al pari di tutte le altre discipline sportive. Non c'è niente o ben poco di pulito...».

Riflessioni amare, ma giustificate da un brutto andazzo. Il Carlesi allegro e ciarliero che ho conosciuto mi è parso disgustato e assente dalle vicende dei giorni nostri. Un segnale preoccupante. Vedere un personaggio del genere che si apparta, che non avverte il bisogno di una presenza attiva in qualche società, è la dimostrazione dei mali che ci affliggono. Non è però un esempio da seguire. Bisogna combattere, bisogna unirsi nella lotta per portare ordine nel disordine, bisogna isolare i furfanti. Una bella scopa per una bella rivoluzione, vado ripetendo da tempo. Qualcuno mi ha detto e mi ha scritto che essendo pochi gli onesti e molti, troppi gli stregoni, il male vincerà sempre sul bene. Discorso che non accetto e peccato che Guido Carlesi faccia da spettatore.
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