Giancarlo Polidori: Risparmiarsi? mai

Rivista Tuttobici Numero: 5 Anno: 2006

Giancarlo Polidori: Risparmiarsi? mai

di Gino Sala

Bello da vedere, bello per il suo sorriso e per il suo impegno agonistico. Mi riferisco a Giancarlo Polidori, ciclista che non risparmiava una pedalata. Il Polidori di Sassoferrato (Ancona), professionista dal '66 al '76, nato il 30 ottobre del 1943, un metro e ottanta centimetri di altezza, 79 chili di peso, passista veloce e fondista che tra le sue ventiquattro vittorie conta il Giro del Lazio, il Giro di Toscana, la Tre Valli Varesine, il Giro del Veneto e la Sassari-Cagliari, tanti piazzamenti, tredici volte secondo, sei volte terzo, sette giorni in maglia rosa, un giorno in maglia gialla, chiamato in tre circostanze da Alfredo Martini a difendere i colori della nazionale azzurra.

Un generoso per eccellenza che ha dato molto e ricevuto meno di quanto avrebbe meritato. Viene da pensare che se fosse stato un calcolatore il suo "curriculum" sarebbe più ricco di successi, ma io voglio citare Giancarlo come uno dei pedalatori che più volte è entrato nelle mie cronache. Il Polidori che nel Tour del '67 ha occupato il secondo posto nella classifica generale fino a quattro giorni dalla conclusione di Parigi, il Polidori che nel '71 venne premiato col San Silvestro d'Oro, riconoscimento attribuito al miglior professionista italiano.
Eh, sì: Giancarlo ha onorato il mestiere col suo impeto, con la sua totale applicazione. Talvolta veniva rimproverato perché eccessivamente dispendioso, ma erano parole che entravano in un orecchio e immediatamente gli uscivano dall'altro. Si esaltava, era un accanito promotore della "bagarre", non c'era azione senza il suo intervento, dava il là a tentativi di ogni sorta e tanti erano gli applausi, gli evviva dei tifosi anche quando non era tra i vincitori.
Qualcuno penserà che sto esagerando. No. Semplicemente ho il piacere di ricordare un atleta esemplare, di quelli che indipendentemente dal numero dei successi riportati lasciano un segno particolare nella storia della nostra disciplina.

Caro Giancarlo, voglio qui ringraziarti per essere stato uno dei migliori propagandisti dello sport della bicicletta. Purtroppo il discorso cambia se vogliamo parlare di sesterzi, per meglio dire di guadagni. In questo senso tu hai avuto poco, giusto i soldi per costruire una casa, assai meno di quanto potrebbe percepire oggi un elemento del tuo stampo. In verità se mi guardo attorno fatico a trovare altri Polidori nel ciclismo del Duemila. Tutto è cambiato e non voglio ripetere la mia contrarietà ad un brutto andazzo. Dicono molto, per esempio, i metodi di preparazione. Con mille chilometri di preparazione iniziava la stagione Giancarlo, con una distanza da moltiplicare per dieci cominciano gli attori dei nostri giorni col risultato che molti di loro si spengono a metà stagione, anche prima. Dunque, qualcosa non funziona, più di qualcosa bisognerebbe correggere se vogliamo altri Polidori, per meglio dire un gruppo più vivace. E chiudo con un abbraccio a Giancarlo che è in attesa della pensione e che per passatempo si dedica ad un piccolo terreno popolato da olive e noci. Ciao, vecchio leone, ciao con tutta la mia simpatia.
©2002-2023 Museo del Ciclismo Associazione Culturale ONLUS - C.F.94259220484 - info@museociclismo.it - Tutti i diritti riservati

I dati inseriti in archivio sono il risultato di una ricerca bibliografica e storiografica di Paolo Mannini (curatore dell'Archivio). Le fonti utilizzate sono svariate (giornali, libri, enciclopedie, siti internet, archivi digitali e frequentazioni sui vari Forum inerenti il ciclismo). Chiunque desideri contribuire alla raccolta dei dati, aggiunta di materiale da pubblicare o alla correzione di errori può farlo mettendosi in contatto con Paolo Mannini o con la Redazione.

Preferenze Cookies - Privacy Policy