Franco Balmamion - Le lacrime dei Merckx e il calcio

Rivista Tuttobici Numero: 6 Anno: 2006

Le lacrime dei Merckx e il calcio

di Gian Paolo Porreca

Franco Balmamion, ovvero un pedalatore che non ha vinto molto, ma che è stato un campione per le sue importanti conquiste. Nato a Nole Canavese (Torino) e residente a Ciriè, altezza 1,72, peso 67 chili, professionista dal '61 al '72, un passista scalatore con 12 vittorie tra le quali figurano due Giri d'Italia, uno nel '62 con 3'57" su Imerio Massignan e l'altro nel '63 davanti a Vittorio Adorni per 2'24". Brillante anche in una Milano-Torino, in un Giro dell'Appenino, in un Campionato di Zurigo e in un Giro di Toscana dov'era in palio la maglia tricolore. In sostanza una pagella di tutto rispetto, la pagella di un ottimo regolarista come dimostrano anche i suoi piazzamenti tra i quali figura un terzo posto nel Tour de France 1967.

Erano tempi in cui il vostro cronista girovagava da febbraio ai primi di novembre sulla vettura dell'Unità, giornale che primeggiava con le sue presenze, vuoi in Italia, vuoi in altre parti del mondo e il mio grazie per avermi portato a tante conoscenze è infinito. Provate a mettervi nei panni di un ragazzo che ha realizzato i suoi sogni e capirete l'importanza, il significato di questi meravigliosi ricordi.
Ebbene il Balmamion di quaranta, quasi cinquant'anni fa è presente nella mia memoria come un corridore taciturno, quasi invisibile, mai una polemica, mai un gesto che potesse far titolo, un modo di contenersi che apparteneva ad un giovane nato povero, cresciuto senza l'affetto del padre, deceduto quando Franco era bambino. Cinque anni da operaio, la dura scuola della fabbrica prima d'intraprendere una carriera che l'avrebbe tolto dalle ristrettezze economiche.

Ecco, negli occhi di Balmamion ho sempre letto quella determinazione che porta gli uomini a lottare per migliorare le condizioni di vita. Col ciclismo non si scherza, non è permesso adagiarsi, bigonellare, sperare nei colpi di fortuna. Bisogna lottare e perseverare se vuoi scendere dalla bici con sostegni per l'avvenire. Il tenace, anzi tenacissimo Franco c'è riuscito e oggi è un uomo soddisfatto, anzi felice. Tre nipoti, un figlio ingegnere e una figlia laureata in economia e commercio.

Lui, Balmamion, non è rimasto con le mani in tasca. Lavora ancora e oltre alla casa di Ciriè si è costruito una dimora nelle vicinanze di Cannes. Confidenze ricevute da un personaggio che parlando del ciclismo di oggi ha evitato confronti con quelli di ieri. Poteva farlo, poteva rimarcare i profondi cambiamenti, le mancanze, gli errori, le sbavature dei nostri giorni, paragoni per niente felici rispetto al passato. No, Franco si è limitato ad un giudizio che al di là di tutte le considerazioni è pienamente valido. «È stato e rimarrà uno sport dove per distinguersi è necessario sottoporsi a grossi sacrifici...». Dunque, per molti versi un uomo che è stato un atleta esemplare, degno di affetto e di applausi.
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