Il grido d'allarme di Cesare Cipollini

Rivista Tuttobici Numero: 2 Anno: 2007

Il grido d'allarme di Cesare Cipollini

di Gino Sala

Settanta vittorie nelle categorie minori dove rivaleggiava con Saronni ed altri elementi che sono poi entrati nelle cronache del grande ciclismo, soltanto tre successi in tredici anni di attività professionistica, uno dei quali riportato nel Giro dell'Emilia. Questo lo stato di servizio di Cesare Cipollini, fratello del celebre Mario. Un toscano nato a Belfort (Francia) il 16 dicembre del 1958, altezza 1,75, peso 69 chili, presente nel gruppo dei marpioni dal 1978 al 1990. Tre figli, due maschi e una femmina, giardiniere in una cooperativa di Lucca dopo una carriera in cui ha guadagnato poco, per non dire niente. Sembrava più dotato di Mario, più completo per meglio dire, e invece...

«Il problema che non ho mai superato è quello di essere entrato in un ambiente ostile per le mie concezioni, decisamente contrario al mio modo di pensare», racconta. E poi: «Ho sempre pedalato a pane ed acqua, con una filosofia diversa da tanti compagni d'avventura. Provenivo dalla Fracor di Levane, società guidata da Mannucci, un tecnico di grande valore, un educatore per tutti noi e l'impatto con un mondo diverso, a parer mio distruttivo, mi ha sicuramente danneggiato».

Dunque, eccomi di fronte ad un ex corridore che mette il dito nella piaga. «Siamo andati di male in peggio perché abbiamo una base incapace di produrre elementi di valore. Sono pochissimi i ragazzi dotati di mezzi per distinguersi quando entrano nel professionismo, i più pagano per ottenere un ingaggio e per di più si avverte la mancanza di un movimento capace di tenere lontano i giovani dai veleni che, oltre ad alterare i risultati, mettono in serio pericolo la loro vita. È ampiamente dimostrato che il doping uccide e cosa si aspetta a prendere i provvedimenti necessari? Io sono disponibile ad adoperarmi per ottenere credibilità e sicurezza...».

Sante parole quelle di Cesare. La prima volta che un ex corridore si rivolge al vecchio cronista con un discorso tutto da applaudire. Altri mi hanno scritto denunciando nefandezze di ogni genere, ma senza firmare i loro contenuti. Scarsi, inadeguati i controlli soprattutto nelle categorie minori dove la pianta, per così dire, dev'essere sana per crescere bene. Insomma pedalare a pane e acqua deve diventare un traguardo per tutti, fermo restando che non devono venir meno le cure necessarie per la difesa della salute, difese provenienti anche da un calendario più umano e intelligente, redatto da persone capaci e oneste. Eh, si: c'è molto da cambiare, c'è il pane ed acqua di Cesare Cipollini che è un grido d'allarme, davanti al quale è impossibile chiudere gli occhi.
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