Beat Breu, la Pulce di Sankt Gallen

Nato a Sankt Gallen (Svizzera), il 23 ottobre 1957. Scalatore. Professionista dal 1979 al '95 con 42 vittorie.

Piccolino, simpatico e con giornate da campione autentico. La Pulce di Sankt Gallen, come veniva soprannominato, ha vinto su strada su traguardi mitici, è poi stato un grande ciclocrossista ed un discreto stayer, tanto da giungere quarto ad un mondiale. Quanto basta, per dire che nella sua carriera ci sono tutti i versanti del ciclismo (non ci sono "Sei Giorni" per la concomitanza col cross) ed in tutti ha lasciato un segno. Se mi si chiedesse chi è stato più forte fra Breu e Camenzind, non avrei dubbi a dire che "la pulce", pur non avendo nel palmares due classiche ed un mondiale, si fa preferire per longevità, punte di rendimento, completezza atletica e umana. Inoltre, le tappe sulle Tre Cime di Lavaredo e sull'Alpe d'Huez, finite nel palmares di Beat, hanno un sapore ben diverso dalle altre: potremmo definirle tranquillamente "tappe monumento" e, pur non avendo l'importanza singola delle classiche, si avvicinano molto ad esse. Breu ha vinto dappertutto, compresi giri di ottimo valore come il Tour de Suisse, ed una corsa da tanti anni inserita fra le prove di vertice, come il Campionato di Zurigo. Infine, non si può non considerare, quanto la sua ellisse tocchi ben tre generazioni, nonché, ovviamente i più forti di queste, mentre il connazionale iridato, s'è limitato ad una.
Dunque, Beat, non era solo uno specialista della montagna: a ben guardarlo è stato tangibilmente di più.
Cominciò la sua lunga avventura nel 1979, conquistando il campionato svizzero della montagna costituito da due prove, entrambe vinte. Proseguì l'anno dopo, vincendo la Grabs-Voralp, corsa in salita sempre in Svizzera, ma durante l'anno si distinse anche nelle classiche, finendo spesso fra i migliori venti. Esplose nel 1981, quando vinse la superclassica del suo paese, il Campionato di Zurigo, anticipando di un paio di secondi il compagno di fuga tedesco Henri Rinklin ed il drappello di tanti fra i più forti ciclisti mondiali. Al Giro d'Italia fece vedere sulle salite il suo valore e, nella tappa più importante che si concludeva alle Tre Cime di Lavaredo, dopo aver già dominato il lotto dei più forti già sul Passo Tre Croci, raggiunse solitario il traguardo della mitica salita. Chiuse poi la corsa rosa all'ottavo posto. Indi, dopo aver vinto le due tappe più dure del Giro della Svizzera, trionfò anche nella classifica finale. Giunse terzo nel campionato svizzero e, nell'estate, si aggiudicò entrambe le prove in salita di Kitzbuel, nonché la classifica finale, mentre a Fensiberg, vinse la corsa dopo aver colto il successo nella cronoscalata. Coi 10 successi all'attivo ed i piazzamenti ottenuti nell'anno, terminò la stagione al decimo posto nella classifica del Super Prestige Pernod, qualcosa di molto più credibile dell'odierno ProTour. Nel 1982 si confermò corridore d'evidenza, vincendo un paio di corse minori, una tappa del Giro di Svizzera (chiuse 4°) e, soprattutto, fu un grande interprete al Tour, corso esclusivamente, come ha sempre fatto nelle prove di tre settimane, per lasciare il segno nelle tappe di montagna. Vinse la frazione pirenaica che si concludeva a St Lary Soulan in cima al Plat d'Adet, staccando tutti, compresi i migliori in battaglia, come Hinault e Zoetemelk. Tre giorni dopo, entrò fra i supremi a cui è intitolato un tornante dell'Alpe d'Huez, giungendo sul mitico colle tutto solo, dopo essersi tolto di ruota, ancora una volta, chi lottava per la maglia gialla. Finì il Tour, dopo aver pagato all'inverosimile (oltre 17 minuti!) le sempre troppe prove a cronometro (in quella edizione addirittura 5!!!), al sesto posto, a 13'21" da Hinault. Era comunque entrato fra coloro che saranno sempre ricordati.
Nel 1983, dopo aver raccolto un'infinità di piazzamenti anche in gare di spessore, alcuni problemi fisici frenarono la sua forma in estate, ma nel computo della stagione riuscì ugualmente ad arricchire il palmares di sei corse e rivinse il campionato svizzero della montagna. Anche nell'84, continuò il suo trend di buoni piazzamenti, ma vinse solo una frazione del Giro di Svizzera, ed una prova minore. Col 1985 iniziò con una certa continuità il suo rapporto col ciclocross, dove si dimostrò ben presto uno dei migliori in circolazione. Durante la stagione, la sua prima all'interno dell'italiana Carrera, vinse tre gare su strada, si confermò campione svizzero della montagna e raccolse la solita batteria di piazzamenti. L'anno seguente, all'evidente sua ascesa nel cross, fece seguito una flessione su strada, dove colse una sola vittoria, ed a fine anno, ritornò in una formazione svizzera. Nel 1987, all'ottimo trend nel fuoristrada, aggiunse maggior tangibilità sull'asfalto, anche se le vittorie furono solo tre. Il superamento dei trent'anni non significò flessione per Beat, anzi. Nel 1988, infatti, vinse il titolo svizzero di ciclocross, ed a dimostrazione dei suoi valori, trionfò pure in una prova del Superprestige, fino a salire sul podio mondiale, dietro al connazionale Richard e all'amico olandese Adri Van der Poel. Nel ciclismo su strada, raccolse tre successi, sempre sulla spinta della siamese salita. Con l'ultima stagione degli anni ottanta, "la Pulce" tornò a graffiare l'asfalto. Rivinse, infatti, il Giro di Svizzera ed una tappa dello stesso, nonché la "solita" corsa di Kitzbuel. Naturalmente, si confermò ai vertici nel ciclocross. Col nuovo decennio, ed a trentatré anni, l'intrepido Beat, iniziò pure a fare diverse capatine su pista, gareggiando fra gli stayer. Nel 1990 si laureò per la quarta volta campione svizzero della montagna, ma ormai le sue attenzioni non stavano sul ciclismo classico. Con la stagione '91, infatti, a parte qualche sporadica partecipazione alle corse svizzere, i suoi impegni furono tutti concentrati sul ciclocross, dove continuò a vincere (nel suo palmares finirono altre due gare del Superprestige ed un altro titolo svizzero nel 1994), nonché ad inseguire gli stayer, dove il suo massimo risultato fu il quarto posto ai mondiali del 1993. Chiuse la carriera nel 1996, sulla soglia dei quaranta anni, ma è pur vero che nelle ultime stagioni, il simpatico Beat, accostò alla bicicletta, l'acquisizione di un nuovo ruolo, quello che poi divenne il suo mestiere nel dopo ciclismo: il comico e l'intrattenitore.
Oggi, è un apprezzato showman, che si esibisce nei teatri, nelle radio, negli hotel, nei villaggi turistici e nelle navi da crociera. Come dire: "ero un personaggio e lo sto dimostrando".
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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