Luciano Sambi e la Rinascita Ravenna

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Luciano Sambi entrò alla Rinascita come dilettante nel 1962 nel corso del quale, pur senza vittorie, fece subito vedere quello che valeva aggiudicandosi la classifica finale del Giro dell'Umbria in cinque tappe. Brevilineo, ma solido e ben tarchiato, di poche parole, prefigurava una crescita lenta, ma costante. Italo Binzoni l'aveva inquadrato nel suo occhio "lungo" ed entrambi seppero attendere e Sambi rispose all'appello nelle prove più impegnative elevando costantemente il livello delle sue prestazioni. Poi le vittorie a catena: 8 nel 1963 guadagnandosi anche un pezzo d'azzurro come riserva ai mondiali di Renaix poi, con le sue 11 vittorie, nel 1964 vestì due volte l'azzurro intero come titolare ai mondiali nel 1964 a Shallanches (vinse Mercks) e al Tour de l'Avenir (vinse Gimondi). Sambi, oltre a svolgere con estrema efficacia il suo ruolo di squadra, lottò anche per le vittorie di tappa piazzandosi una volta secondo e due volte terzo. In quei due anni fu un fuoco di fila e vinse le gare più importanti d'Italia tra le quali: l'indicativa premondiale 2a prova per il Campionato Italiano a punteggio a Villafranca (Verona) in cui lasciò tutti stupefatti togliendosi dalla ruota il fior fiore dei cadetti italiani sulla salita di Custoza; continuò nel Giro dell'Emilia, Trofeo Pizzoli, Trofeo Minardi, Trofeo Fausto Coppi, ecc. Memorabile il Trofeo Grillo in cui attaccò con una foga indescrivibile sulle prime rampe della Ciocca per non essere più ripreso e, straordinariamente emozionante il Gp della Cooperazione forlivese che raccontiamo. Terzo e ultimo passaggio sulla "Rocca" con in testa una pattuglia dei migliori tra cui il plurivittorioso fusignanese, Gian Carlo Tampieri (Cina) dotato di uno sprint fulminante, perciò un cliente possibilmente da tenere a debita distanza. Sambi conosceva bene l'animale e pensò di rendergli dura la vita sul durissimo tratto della Bazzola dove Tampieri cedette qualche metro. Fu praticamente una gara a due, divisi in vetta da 12". Rimanevano la discesa su Predappio e il tratto verso Forlì, in tutto 16 km. Strada "sgombra", lotta all'ultimo respiro e sempre 12" di differenza: Sambi caparbio, Tampieri accanito a non mollare. Quella del gran duello era l'unica notizia che rimbalzava dalla Rocca (Radio corsa allora non c'era), null'altro si sapeva, solo i fortunati al seguito "vedevano". Fiumana 12"; San Martino in Strada 12". Il viale della stazione gremito di folla tutta rivolta all'ultima curva. Chi sarebbe sbucato? Sambi, Tampieri o entrambi? Sbucò Sambi, lanciato come un proiettile poi, Tampieri a ... 12". Non solo grida di gioia, ma anche veri e propri ululati dei "rinascitini". Non solo una grande vittoria di Sambi, ma un'impresa ciclistica eccezionale e irripetibile da parte di due veri campioni. L'ultima stagione di Sambi in rosso verde fu esaltante, frutto delle sue doti e volontà, ma anche per un senso di vendetta a seguito dell'ingiustizia subita l'anno precedente a conclusione delle prove per il campionato italiano che gli era rimasta nel gozzo. Nell'ultima corsa a Carrara, era in testa nella classifica a punti fin dalla vittoria a Villafranca, perciò Sambi avrebbe potuto limitarsi ad amministrare il suo vantaggio dato che per il titolo tricolore gli sarebbe bastato il 6° posto. Nell'arrivo in volata di una dozzina, Sambi guadagnò il 5° posto, quindi campione d'Italia. Tutti l'avevano visto benissimo, tranne la giuria che non l'aveva inserito neanche nell'ordine d'arrivo. Quella giornata fu veramente brutta. Tra le proteste furiose, Rodoni si accinse a fare indossare il tricolore a Mario Zanin, ma dovette fermarsi: tutto sospeso. Reclami, mesi e mesi di confronti, di verifiche e richiesta delle immagini televisive nelle quali Sambi era apparso inequivocabilmente 5°, ma coloro che, per ragioni di potere, avevano ordito il bidone per portare il tricolore in Veneto, riuscirono anche ad impedire la visione televisiva richiesta dalla Rinascita perché, per i regolamenti federali "non era una prova". Bravi i giudici, ancor migliori quelli della Commissione per l'omologazione, splendidi i truffatori annidati nel ciclismo. Sambi, anche senza maglia tricolore, continuò a vincere in rosso verde fino all'esordio nei professionisti con la Legnano e piantò la sua bandierina sul Giro di Toscana per distacco, cui seguì una bella carriera finché non comparve qualche guaio fisico che lo indusse a cessare. E' rimasto nel mondo del ciclismo con la gestione di un negozio-officina "Cicli Sambi", oggi un grande Emporio.
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