Miguel Indurain e l'ora in Messico -- di Rino Negri

A far pensare che Miguel Indurain possa avvicinarsi nell'ora alla barriera dei 55 chilometri in un tentativo ai 2250 metri di altitudine di Città del Messico, dopo l'indispensabile periodo di preparazione in alta quota (non va dimenticato che il Moser dell'84 percorse 3200 km, quasi tutti sulla pista del Centro Deportivo) è l'esito della prova che il campione Navarro ha portato a termine sull'ellisse coperta di Bordeaux. Più che la distanza di km 53,040 che egli ha coperto in sessanta minuti è stata l'esecuzione dell'assalto. Non è ancora l'Indurain che può pedalare dall'inizio alla fine sulla linea di misurazione della pista (più volte, la sua ruota anteriore puntava a destra o a sinistra) ma un paziente, ostinato allenamento specifico gli consentirà di fare quei progressi che contribuiranno a migliorare la prestazione. Per Indurain, infatti, non è una questione di potenza. Ha infatti la fortuna di poter esprimere una potenza duratura di 550 watt (accuratamente misurata), di avere una capacità polmonare di otto litri, il cuore capace di pompare 50 litri di sangue al minuto, il ritmo cardiaco di 28 battiti a riposo, 190 durante il massimo sforzo e 150 dopo pochi secondi: una macchina che gli scienziati hanno definito perfetta, in grado di azionare rapporti di sviluppo superiore a quelli usati in Messico sia da Merckx, sia da Moser. Rapporti che Indurain ha usato in più di una delle sue trionfali prove a cronometro su strada. Con il 54x12 (che sviluppa 9 metri e 61 centimetri, se la ruota posteriore è di 680 millimetri di diametro), Indurain è riuscito a percorrere venti chilometri a più di 62 all'ora (108 pedalate al minuto). Nel programmare un tentativo a 2250 metri di altitudine si deve tenere conto che la riduzione della potenza aerobica non è costante e varia da soggetto a soggetto, in base al grado di acclimatazione all'altitudine; la potenza sottratta all'atleta ben acclimatato è poca: circa il cinque per cento, è invece del quindici per cento nell'atleta male acclimatato. La potenza risparmiata (dovuta alla riduzione della resistenza dell'aria) dipende ovviamente dalla velocità raggiunta: chi corre a piedi a venti all'ora usa soltanto il 6-7 per cento della sua potenza totale per vincere la resistenza dell'aria. Chi pedala in bicicletta a più di cinquanta all'ora ne usa almeno il cinquanta per cento.
E' dunque indispensabile mettere a confronto la sottrazione di potenza (per il fatto che meno ossigeno arriva ai muscoli) e il risparmio (per la riduzione della resistenza dell'aria) e i risultati variano da atleta a atleta. E' poi da tenere in considerazione, per Città del Messico, condizioni atmosferiche che vengono previste e smentite nel giro di minuti. Non sempre, infatti, il periodo favorevole è quello scelto da Moser nell'84 (seconda quindicina di gennaio). Dopo la stagione delle grandi pioggie, che si portano via il preoccupante smog, sono stati ottenuti in ottobre, da Ritter, da Merckx e altri, risultati che il tempo non cancella. Concludendo si può calcolare che rispetto a un tentativo fatto su di una pista scoperta a livello del mare, pedalando a 54-55 all'ora, il corridore perfettamente acclimatato può guadagnare anche più di tremila metri. Poiché Indurain ha battuto il primato di Obree, pedalando in una pista senza vento perché coperta, la differenza sarà inferiore.
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