Storia di Damiano Capodivento

Fin da piccolo Damiano cerca, tra l'ostilità del padre e l'indifferenza dei fratelli, di inserire tra le pareti domestiche una bici da corsa. Neppure la conquista a 15 anni della prima maglia regionale degli allievi riesce a vincere la miscredenza della sua terra d'origine: la Puglia.
Il suo spirito indistruttibile, sommato ad una disperata volontà di emergere, lo portano a raggiungere tante vittorie tra i dilettanti (quasi un centinaio). Rimedio, con il suo gran fiuto d'esperto, lo vuole nella compagnia atleti di Roma, poi lo porta al Tour de l'Avenir e i risultati sono esaltanti.
Sfiora poi il "tricolore" dei puri alle spalle del compagno Polidori. A 22 anni è pronto per il grande balzo nei "pro". Il suo primo periodo non è dei migliori: corre raramente, si demoralizza in quanto non capisce il motivo per cui lo lasciano in disparte. Scopre poi che sono le spese di viaggio dalla sua terra ad incidere sui bilanci della squadra. Eppure era la prima spalla per Taccone nella Vittadello.
Poi, dopo due anni, passa alla Gbc di Aldo Moser. Nei quattro Giri d'Italia disputati si "attacca" ad ogni premio di traguardo pur di aumentare gli introiti per la squadra. In un leggendario arrivo alle Tre Cime di Lavaredo arriva con uno stato di congelamento di primo grado alle mani: è però nell'immediata scia dei grandi Merckx e Gimondi.
Ma poi le preoccupazioni e gli impegni per la famiglia sempre lontana hanno il sopravvento e prende l'amara decisione di appendere la bici al chiodo.
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