Storia di Floyd Landis

Cresciuto a Farmerville, un piccolo centro della provincia di Lancaster (Pennsylvania), a 18 anni ha lasciato la famiglia perché non sopportava più la rigida educazione religiosa che gli imponevano il padre Paul e la madre Arlene, appartenenti ai mennoniti, una setta protestante contraria alla modernità. Nella sua casa il pavimento era in terra battuta, vietate tv e radio, proibito ogni divertimento.
Neppure la bici era permessa, così Floyd da ragazzo usciva di nascosto durante la notte per allenarsi con la mountain bike. Sempre di nascosto gareggiava. E cominciava a vincere: campione nazionale junior a 17 anni, con la Chevy Truck, prima di passare alle corse su strada nel 1999 alla Mercury. I suoi genitori gli dicevano che sarebbe andato all'inferno se avesse corso. Capì invece che la bici era la strada per la libertà. Dopo tre stagioni alla Mercury, impreziosite da tre successi (tappa Cascade Classic 1999, tappa Tour of Langkawi e Tour du Poitou-Charentes), nel 2002 passa alla UsPostal di Lance Armstrong. Si dimostra subito uno dei più forti e fedeli gregari del texano e nel 2004 s'impone in una tappa e nella classifica finale della Volta Algarve. E' proprio in questa stagione capisce di poter dire la sua anche in una grande corsa a tappe: sulle salite del Tour è sempre al fianco di Armstrong e nella classifica finale finisce 23°. Alla Vuelta di Spagna indossa per quattro giorni la maglia amarillo e poi è costretto al ritiro quando è ben messo in classifica.
A fine stagione lascia Armstrong e passa alla Phonak per potersi giocare, alla soglia dei 30 anni, le sue possibilità. La prima stagione è mediocre: vince solo una tappa al Giro della Giorgia e al Tour termina al 9° posto. La Phonak ha però fiducia in lui e il 2006 è l'anno della sua esplosione. Solo nella prima parte della stagione vince ben quattro corse a tappe: Giro di California, Parigi-Nizza, Giro della Giorgia e, su tutte, il Tour de France, che, orfano di Lance Armstrong, trova un altro americano in grado di imporsi.
Inoltre al Tour è protagonista di un'impresa che rimarrà nella storia: dopo aver perso ben 10' (negli ultimi 10 km) nella tappa con arrivo in salita a La Toussuire e quindi ben lontano dalla maglia gialla, il giorno seguente, nella 17° tappa con arrivo a Morzine, parte all'attacco quando mancano più di 120 km all'arrivo. Nessuno in gruppo crede che possa resistere fino al traguardo, invece Floyd riprende tutti i fuggitivi che lo precedono, supera tutte le salite che lo separano dal traguardo, senza avere mai un attimo di cedimento e quando dietro si svegliano ormai è tardi e così il secondo al traguardo (Sastre) giunge a quasi 6' minuti, mentre la maglia gialla ne perde più di 7'. Floyd rientra così in lotta per la maglia gialla e la conclusiva cronometro lo consacra in vetta alla classifica finale.
Una grande soddisfazione per questo simpatico guascone con l'impulso alla ribellione dentro di sé. Molto diverso da tanti suoi colleghi ciclisti, anche se la sua serietà sul lavoro non è in discussione e i risultati gli hanno dato ragione.
Landis corre con una necrosi ad un'anca che lo costringerà a farsi operare per sostituire la testa del femore destro con una nuova protesi artificiale. La ragione è che Landis soffre di una malattia degenerativa all'anca destra che mette addirittura in dubbio la possibilità di tornare a gareggiare dopo l'operazione. L'origine del male è legata a un incidente in allenamento (ottobre 2002) in cui il corridore della Pennsylvania, che ora vive a Murrieta (in California), riportò la frattura della testa del femore e la lesione di alcune arterie. L'osso fu sistemato, ma tre interventi chirurgici non sono bastati a scongiurare una necrosi dei tessuti dell'articolazione, che lo obbliga a convivere quotidianamente col dolore.
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