Giorgio Albani, quella volta con Eddy Merckx

Quando Eddy Merckx vinse il Giro d'Italia 1970 a Trieste non c'era nessuno della Faema, la sua squadra, a festeggiarlo. Anche il direttore sportivo, Driessens, giustamente si lamentava perché almeno qualcuno in rappresentanza del patron avrebbe dovuto esserci. Di ritorno a casa Giorgio ne parlò con Fiorenzo Magni e con i Molteni. Disse che avevano perso Vianelli, stavano perdendo Dancelli e Boifava e forse si poteva tentare il colpo di prendere il gruppo Merckx con una trattativa rapida e indolore. Costosa, certo, ma era pur sempre Merckx.
Marino Basso era sempre della Molteni e in alternativa potevano allestire intorno a lui una squadretta di media levatura, ma valeva la pena rischiare per Merckx. Al Tour, che Eddy rivinse, Giorgio si avvicinò a Van Buggenhout che gestiva i suoi interessi e chiesa a che punto era la questione Faema, se c'era l'intenzione di chiudere o di continuare. La risposta fu che la cosa si poteva fare e Giorgio lo pregò di affrettarsi perché non poteva aspettare a lungo.
In occasione della Parigi-Lussemburgo Magni telefonò a Giorgio per dirgli di andare a casa di Eddy. La visita durò tre ore e fu stesa una bozza di contratto. L'importante era non dare appigli alla Faema per un ritiro dalle corse che desideravano ma di cui avrebbero incolpato Merckx.
Così fu deciso che al termine dei Mondiali, offerta l'ultima occasione alla Faema, avrebbero ritenuto l'accordo valido. Se la Faema avesse annunciato di voler continuare con Merckx, la Molteni si sarebbe ritirata. Ci fu una riunione al Vigorelli dopo i Mondiali e Merckx si aspettava un colloquio con i suoi titolari. Non venne nessuno e Eddy si accordò con la Molteni che oltre a lui prese dieci corridori a sua scelta.
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