Gaetano Belloni un "eterno secondo" che vinceva fior di corse

Gaetano Belloni, classe 1892, è stato sicuramente uno dei più grandi corridori del ciclismo degli anni venti. Lo avevano definito "l'eterno secondo" e tuttora si rievoca il suo nome, o più familiarmente "Tano", quando un corridore colleziona un gran numero di secondi posti.
In realtà, Belloni era un "eterno secondo" che vinceva fior di corse, nonostante avesse in Girardengo un avversario implacabile e difficilmente battibile negli arrivi in volata. Tuttavia anche al grandissimo "Gira" capitò talvolta di essere sconfitto proprio da lui, dal sedicente "eterno secondo".
Nato a Pizzighettone, nell'hinterland milanese, Belloni era ciclisticamente cresciuto nel capoluogo lombardo. La pista in cemento del velodromo Sempione fu la sua seconda casa. Alternava attività su strada alla pista, gli piacevano le "Sei Giorni", specialmente negli Stati Uniti. Amava raccontare di avere effettuato quasi cinquanta traversate dell'Atlantico, descrivendone con euforia le vicende, i divertimenti, gli allenamenti sui rulli in piena navigazione.
Buon parlatore, viso aperto, gioviale, simpatico, folta chioma ricciuta, trentadue denti da fare invidia, alternava lunghe e briose chiaccherate in stretto dialetto meneghino a frasi da autentico poliglotta. L'attività svolta in Francia sulla pista del mitico Vel d'Hiv, in Belgio, in Germania, in Svizzera, negli Usa gli aveva consentito infatti una buona e nutrita pratica di lingue straniere.
Caratteristico era l'incantato stupore, d'un candore davvero divertente, col quale interrompeva chi gli stava parlando. Esprimendosi in dialetto e sgranando gli occhi sbottava: "Che te disèt dé bùn? Ma te disèt sùl séri?" (Ma dici davvero? Dici sul serio?) suscitando schiette risate in quanti, ed erano sempre molti, facevano cerchio attorno a lui.
Oltre ad essere forte in bicicletta, lo era anche al biliardo. La sua bravura era ben nota al ritrovo milanese degli sportivi, il Bar Vittorio Emanuele, in Via Orefici, a due passi da Piazza del Duomo. Quando Belloni prendeva in mano la "sua" stecca e giocava partite su partite, si verificava una gran ressa per ammirarne gli spettacolosi "filetti" da otto punti e gli incredibili giochi "di sponda" e "buche".
Fu la Milano-Sanremo del 1917 a lanciare Belloni tra i grandi del ciclismo. Tano staccò addirittura tutti gli avversari con una memorabile fuga iniziata sul Passo del Turchino. Freddo, pioggia e persino una furiosa grandinata non ne rallentarono lo slancio. Dopo una fuga solitaria di 150 km Belloni vinse a Sanremo con ben 11'48" di vantaggio su Girardengo. Il terzo, il torinese Gremo, giunse con oltre 42 minuti di ritardo. L'anno successivo Girardengo si prese una clamorosa rivincita lanciandosi in fuga fra Pontecurone e Tortona, quando mancavano ben 200 km all'arrivo. Il Gira giunse a Sanremo con 13'14" di vantaggio sul secondo, appunto Belloni. Nel 1920 Tano bissò il successo nella Milano-Sanremo e nello stesso anno si aggiudicò il suo primo ed unico Giro d'Italia. Ancora meglio seppe fare nel Giro di Lombardia riuscendo ad imporsi nel 1915, nel 1918 e nel 1928, all'età di trentasei anni.
Su pista seppe vincere le Seigiorni di New York (1922-1930) e di Chicago. Nel 1932 terminò la carriera e successivamente diventò direttore sportivo di diverse formazioni, tra cui anche la Viscontea, ed in seguito direttore di corsa e della Seigiorni di Milano. Una carriera molto intensa che ben si addiceva a un uomo tanto dinamico.
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