Giuseppe Pancera stesso racconta la propria carriera a Manlio Damiani

Ma ecco come Giuseppe Pancera stesso racconta la propria carriera a Manlio Damiani, prezioso e caro amico, grande appassionato di ciclismo, tra i primi sostenitori degli Aquilotti Veronesi. L'interessante documento e' stato dato dallo stesso Damiani al Gruppo Sportivi Veterani Veronesi.


Mi chiamo Giuseppe Pancera e sono nato a San Giorgio, in Salici l'11 gennaio 1899. Mio padre era contadino, ma coltivava anche i bachi da seta, cosa che allora era considerata segno di ricchezza. Incominciai a lavorare a soli 12 anni, ero aiutante fornaio a Castelnuovo, prendevo 5 lire al mese, soldi che mio padre veniva a prendere ancor prima che scadesse il mese. Cosa ricordo di quei tempi? Soprattutto la polenta. Allora si mangiava male, la carne e il vitello erano solo per la domenica.
Sempre come fornaio andai a lavorare a Castelbelforte in provincia di Mantova con mio fratello Vittorio. La domenica terminavamo di fare il pane alle 11, si inforcavano, le biciclette e si andava a casa, lontana circa 30 chilometri. Ricordo che stavamo a casa solo poche ore, perche' per le 19 dovevamo essere a preparare il lievito. Allora pensavo che il mio mondo fosse quello e che nulla di brutto fosse arrivato a cambiare la mia vita, quando nel 1915 ecco la guerra: io e i miei fratelli fummo chiamati sotto le armi, io avevo solo 17 anni. In una mattinata piena di nebbia partimmo con lo zaino in spalla per la stazione di Porta Nuova dove, saliti sulla tradotta, partimmo per Casale Monferrato. Fui assegnato alla seconda compagnia Genio Zappatori. Per circa due mesi scavammo trincee in attesa di partire per il Piave. Ma il Piave non lo vidi, infatti fui trasferito a Verona dove ero, motociclista porta-ordini e precedevo le autopompe ogni qualvolta vi erano incendi in proVincia. Mi congedarono verso il 1921. Ripresi il mio lavoro di fornaio ad Alpo di Villafranca. Fino ad allora non avevo mai corso, pero' due miei fratelli, Antonio ed Eliseo, lo facevano. E cosi' dopo molte insistenze, riuscii a farmi regalare una bicicletta da mezza corsa. Nel frattempo ero riuscito ad entrare nelle Ferrovie in qualita' di frenatore; appena avevo un momento libero, mi allenavo con gli amici. Finche' un bel giorno, ricordo che era di domenica, mi recai a Bussolengo per vedere due miei amici correre. Questi amici invitarono anche me a correre e benche' avessi gli stivali alti e una pesante bicicletta da viaggio, accettai volentieri, e partimmo. Il percorso consisteva di tre giri: Bussolengo-Pastrengo-Sandra'- Castelnuovo-Bussolengo, in totale erano 80 km, ad ogni giro per il corridore in testa c'era un premio, di 10 lire, premio che riuscii a vincere per i primi due giri. AI terzo giro scoppio' un tremendo temporale: io, che ero in testa, mi fermai volendo ritirarmi perche' alle 19 dovevo riprendere servizio. Ma il commissario tecnico della gara mi convinse a riprendere la corsa, ma nel frattempo circa trenta corridori mi avevano superato: cio' nonostante riuscii ad arrivare terzo, una gioia immensa. Ormai la passione mi aveva preso e incominciai a correre ogni domenica.
E così arrivai secondo a Quinzano, terzo a Poiano, secondo a Chievo e nel circuito di Raldon. il mio primo successo completo lo raggiunsi proprio a Bussolengo. A Monzambano riuscii a battere anche mio, fratello: arrivai con 15 minuti di vantaggio sul secondo che era appunto mio fratello Eliseo. Partecipai anche al campionato veneto piazzandomi quarto. Ad Alpo arrivai primo ed a Castel d'Azzano nell'ultima corsa del 1921, giunsi secondo.

1922. La prima corsa dell'anno fu la Coppa di S. Zenone a Monzambano dove arrivai primo. Alla Domegliara- Rovereto e ritorno arrivai secondo. La domenica successiva fui battuto da mio, fratello Antonio a Mantova. Nella Coppa Principe Ereditario a Brescia, feci 70 chilometri di fuga, ma poi crollai e fui raggiunto: arrivai quarto. A Riva del Garda avevo staccato tutti, forai e invece di cambiare la ruota la gonfIai e cosi fui costretto a fermarmi di nuovo e arrivai secondo. Ricordo che vi fu una festa danzante e ripartii alle due di notte per raggiungere Castelnuovo (80km). In settembre partecipai al giro della quarta zona della MVSN in cinque tappe di circa 680 km complessivi. Nella prima tappa, Verona-Trento, ricordo che riuscii a fuggire a Rovereto con Bresciani e Angelo De Martini: Bresciani foro' una gomma ed io, rimasi solo con De Martini, riuscii a fuggire, ma Angelo mi riprese e mi agguanto' per la maglia. Questo gesto suscito' il seguente commento da parte di uno stradino: "Che buffonate, sono capace anch'io di correre cosi"'. Angelo, tento' di corrompermi, promettendomi 100 lire se lo lasciavo arrivare primo; Io per tutta risposta gli dissi di tenersi alla mia ruota se vi riusciva. Arrivai al traguardo con 150 metri di vantaggio su di lui. Diventai cosi il leader della classifica. il giorno dopo, si correva la Trento-Bassano del Grappa. Appena data la partenza, scatto subito In testa, ho gia' 300 metri di vantaggio quando foro una gomma; tutti allora, intuendo il momento buono, mi attaccano; per non perdere tempo non la cambio, ma la gonfio soltanto, piu' tardi pero' devo per forza cambiarla ed arrivo secondo dietro a De Martini che mi scavalca in classifica. La terza tappa e' la Bassano Belluno; mi ricordo che era un giorno di pioggia e di freddo: ad un tratto mio fratello Antonio fa una brutta caduta nella quale viene coinvolto anche Angelo cosicche' Vinsi e riconquistai il primo posto.
I l giorno dopo si fa la quarta tappa, la Belluno- Vicenza. A cento metri dal traguardo ci si trova con Angelo e Zamboni. io, non troppo astuto, vengo spinto da Angelo verso la gente; per non cadere, arrivo secondo. L'8 settembre facciamo l'ultima tappa, Vicenza-Schio-Valli del Pasubio-Staro-Alpo-Verona. In questa tappa diedi il colpo di grazia a tutti. Arrivo solo a Recoaro con due minuti di vantaggio.
In classifica ero primo con 12 minuti su Angelo. Alla sera. all'albergo Torcolo , mi consegnarono una busta con 300 lire ed una piccola medaglia d'oro: mi sembrava di essere il padrone di Verona.

1923. Quell'anno feci la mia prima corsa su circuito, a Bazzolo nel Mantovano. Si trattava di fare cinque volte il giro di un circuito di 25 km. Avevo staccato tutti, ma al quinto giro fui ripreso da De Martini e da Baiocchi, campione italiano su pista. Arrivai terzo e assistetti ad una scazzottata tra Baiocchi e De Martini. La domenica successiva, ad Isola Vicentina, in una corsa di 120 km arrivai quinto assoluto. In maggio partecipo alla Milano- Torino per dilettanti dove arrivai primo della quarta categoria. La domenica dopo arrivai primo assoluto nella Coppa Esercenti a Ferrara.
Dopo sette giorni partii in bicicletta alle tre del mattino per andare a Treviso dove si correva la Coppa Automotociclo. Arrivo alle otto, alle due si parte. Là corsa e' di 130 km e arrivo primo assoluto: poi, sempre in bicicletta, ritomo a Castelnuovo. Da notare che allora non davano denaro, solo coppe e medaglie. Sempre a Treviso corsi l'eliminatoria veneta a squadre. La mia era cosi composta: io, Gaetano Morbioli, Arturo Bresciani, Gianbattista Dolci. Arrivammo primi con cinque minuti di vantaggio. Veniamo soprannominati i diavoli neri veronesi. Ad un certo punto della gara, quando avevamo 15 minuti di vantaggio, Morbioli si sente male e, siccome bisognava arrivare tutti assieme, lo tiriamo con una corda fino al traguardo. La domenica dopo nella Novi-Verona-Novi mi piazzo quinto assoluto. A Milano nella coppa.del Grande arrivo sesto assoluto: ero partito da Castelnuovo alle tre del mattino in bicicletta.
Partecipai alla eliminatoria di Bologna e arrivai quinto assoluto; presi parte anche alla corsa in circuito di Bevere sul Mantovano e arrivai quarto; nel giro del Polesine ancora quarto, come nel giro di Cerea, quindi partecipai a Tortona alla finale della coppa Italia a squadre: la mia squadra e' identica a quella precedente e questa volta si sente male Dolci e lo rimorchiamo per 25 km e arriviamo secondi assoluti.

1924. Adesso corro come dilettante per i cicli Aliprandi. Nella coppa del Grande a Milano arrivo sesto, nella Coppa Caldirola secondo, nella coppa Bruni a Brescia sono primo. A Padova nella coppa del Re sono quarto (primo è Bresciani); la domenica dopo vinco il campionato veneto dilettanti a Bassano del Grappa, quindi partecipo alla Novi-Verona-Castelnuovo-Mantova-Novi e arrivo primo con Bresciani e il terzo, Dinale, ha 2 minuti di distacco. Arrivo secondo nella coppa Aliprandi a Milano, prendo parte alla corsa di Stato e sono secondo; corro poi a Brescia nella coppa degli Assi e vinco; sono secondo nella Coppa Mario Lancia a Lucca, nella Milano-Verona, nel circuito del Piave a Belluno e sono settimo nella Genova. Ventimiglia. Nelle eliminatorie per le Olimpiadi giungo quarto. A Padova nella coppa della Vittoria sono primo davanti a mio fratello Antonio. A Milano, nel Piccolo Giro di Lombardia vinse in volata mio fratello e io arrivai ottavo perche', ero una negazione per le volate. Sono quinto nella Coppa Marittima nel Marchesano e nella Coppa Iolanda a Milano, terzo nella Coppa S. Giovanni presso Napoli, settimo nella Coppa Grespi a Legnano e riprendo a vincere nella Milano-Genova.

1925. Sono professionista , seconda categoria juniores.
Feci la mia prima Milano-Santemo e arrivai quinto. Sono terzo nella Milano- Torino e dodicesimo nel Giro del Piemonte vinto da Binda su Girardengo. Partecipo al mio primo Giro. d'Italia e sono undicesimo assoluto, arrivo terzo nella Coppa Bernocchi a Legnano e primo di categoria nel campionato italiano a Fiume. Sono ottavo nella Coppa di Prato, settimo nella Milano-Modena e ottavo nel Giro di Lombardia.

1926. Inizio con il primo Criterium di apertura a Milano e vinco benché avessi Fatto una brutta caduta. Arrivo settimo alla Milano-Sanremo e sedicesimo nel Giro del Piemonte. A1 mio secondo Giro d'Italia sono dodicesimo, mentre nelle tappe il miglior piazzamento e' il quarto posto di Verona.
Nella Coppa Principe di Piemonte a Roma arrivo quarto, nella Coppa Marche a Macerata e nella Coppa Marader a Firenze secondo.
Al Gran Premio Lancia arrivai sesto e vinsi per tutti questi piazzamenti il titolo italiano juniores. Presi quindi parte alla prima Venti Settembre: ero in testa quando, a cinquanta metri dal traguardo, forai una gomma e arrivai terzo con la ruota a terra. Nella Coppa d'Inverno a Milano, arrivai primo assoluto staccando tutti.

1927. Nel Criterium d'apertura arrivai ottavo assoluto, nella Milano-Sanremo sesto, nella Coppa Caivano a Napoli dodicesimo, nella Coppa Valmaira secondo. Partecipo al Giro d'Italia. A Grosseto, dopo la quarta tappa, invio a casa 500 lire a mia mamma perche' pagasse un anticipo per l'operazione a Valeggio sul Mincio. Al passaggio da Castelnuovo, nella quindicesima tappa, vidi mia mamma per l'ultima volta e la baciai. Sono terzo nella Coppa Placci e quarto nel Giro della Toscana.Primo assoluto alla Venti Settembre.

1928. Sono secondo al Giro d'Italia. Partecipo al Giro di Spagna e mi ritiro nel corso dalla quinta tappa causa una tremenda caduta che feci per un cane che stava attraversando la strada. Dopo, partecipai al Giro della Lombardia e arrivai sesto assoluto con un braccio fuori uso. Arrivai secondo nella Coppa della Sanita' a Benevento e sesto nella Forti-Roma.

1929. Arrivai sesto nella Milano-Sanremo, settimo assoluto al Giro d'Italia e secondo assoluto al Tour de France a 44'23" da Dewaele. In quei tempi mi chiamavano il modesto e taciturno corridore veronese che correva con il cuore in gola per fare onore ai colori scaligeri veronesi e all'Italia. Dopo questo Tour, vinsi sui velodromi di Milano, Torino, Marsiglia e Parigi in coppia con Mac Bulla e a Verona nello stadio Bentegodi.

1930. Passo di prima categoria con Umberto Dei. Sono decimo a Milano, settimo al Giro di Toscana e partecipo al Giro d'Italia che parte da Messina. Avevo con me lo spagnolo Trueba, che chiamavano la "pulce". Nella prima tappa, fuggì Gestri e mandai la pulce a riprenderlo. Nella Catania-Palermo ho conosciuto Guerra, la"locomotiva umana". In Sicilia c'era una strada asfaltata con molta polvere e Guerra, che non portava gli occhiali, arrivo' con un occhio bendato. Nella tappa Reggio Calabria-Catanzaro, feci una terribile caduta che mi costrinse al ritiro. Arrivai secondo a
Modena su pista.

1931. Arrivai settimo nella Milano-Sanremo, quindicesimo nel Giro della Germania. AI Tour mi ritirai per la rottura della forcella. Dopo partii per l'Australia. I giornali scrivono che l'europeo Pancera correra' dietro motori in pista perche' in Australia tutti i corridori corrono dietro, motori. Qui ci fu il primo disaccordo con gli organizzatori. Allora mi diedero, il miglior allenatore d'Australia e dopo, due mesi andavo a 115 orari. Ma io allora feci rispettare il contratto e mi pagarono le dieci corse su pista a ottomila lire ciascuna e ritornai in Italia (erano necessari circa due mesi di viaggio).

1932. Prendo parte al Giro di Francia e arrivo terzo a Lussemburgo.

1933. AI Giro d'Italia mi ritiro per una grave caduta. Sono tredicesimo nella coppa Trivoli, partecipo al Giro della Svizzera dove sono dodicesimo, nella tappa Lucerna-Ginevra-Zurigo. Mi ritiro nella Marsiglia-Lione perche' investito da una macchina.

1934. Nell'ultimo Giro d'Italia arrivai a Milano trentanovesimo. Persi un'ora nella tappa Campobasso- Teramo per la rottura della forcella. Nel settembre, mi sono sposato con la signorina Centurioni Bianca, abbiamo comprato un caffe' sport e una esattoria del totocalcio.

Giuseppe Pancera chiude cosi i suoi ricordi: Nel 1940 avevo preso parte al campionato dei veterani e, vicino al traguardo, su una salita ebbi i crampi e arrivai terzo assoluto. Poi, in un'altra corsa, a pochi chilometri dal traguardo forai e arrivai terzo. Nel gran premio Veterani arrivai secondo assoluto cosi come nell'ultima gara a Desenzano, qui alle spalle di mio fratello Antonio.
Nel 1968 abbiamo ceduto il bar e il. totocalcio ai signori Casagrande e siamo andati a trovare le nostre due figlie che si sono sposate con due americani. Una abita in Pennsylvania e l'altra in Georgia. Durante il viaggio ci siamo fermati a Baltimora ed a Washington dove abbiamo visitato la Casa Bianca e il cimitero di Kennedy.
Nel 1969 andavo ancora in bici. Mio fratello Antonio si sposo' a Peschiera. Il 4 settembre con la signorina Federica Cavalli. Durante le nozze arrivo' un telegramma dal mio amico Oppermann che era ambasciatore a Malta. il giorno dopo andavo a Verona in bici per andare a far pubblicare la notizia su un giornale.
Nel ritorno, proprio a Porta Palio, fui investito da una macchina che mi causo' la perdita della gamba destra. Stop!


L'Arena così ricordo' la sua carriera:
< Non aveva la classe di Bottecchia ne il "colpo d'ala" di Girardengo, eppure.fu sicuramente una delle piu' tipiche espressioni del "ciclismo romantico". Le sue imprese solitarie fecero, scrivere bellissime pagine nella storia dello sport dei pedali. II "fornaio di Castelnuovo " fu senza dubbio uno dei campioni da leggenda.> >
Articolo inviato da: Andrea Bertucco ()
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