Storia di Costante Girardengo

Il primo "campionissimo" della storia del ciclismo é nato il 18 marzo 1893 nella cascina "Scarazzolo", alla periferia di Novi. Questo superlativo, coniato appositamente per lui da Emilio Colombo (allora Direttore de "La Gazzetta dello Sport") nel 1919, stava a rappresentare la sua assoluta superiorità nei confronti degli avversari, quel suo essere nettamente al di sopra di tutti.
Gliene dava diritto la sbalorditiva carriera iniziata sin da giovanissimo: dilettante a 19 anni, per essersi piazzato 2° in un duro Giro di Toscana in due tappe venne automaticamente promosso professionista.
A vent'anni (era il 1913) cominció ad inanellare quella sua inimitabile collana di successi che lo avrebbero fatto entrare nella leggenda.
Si dimostrò capace di vincere su ogni percorso, in ogni condizione, su strada e su pista, di astuzia e di forza, al termine di lunghe cavalcate solitarie o in combattuti sprints.
Nè molto alto nè molto robusto (tanto che lo chiamavano "l'omino di Novi" .... ) aveva comunque un fisico poderoso, solido, elastico; era pure astuto e scaltro e possedeva una formidabile volontà che ne faceva un campione orgoglioso e tenace al punto da primeggiare per 15 anni.
Nella sua carriera vinse 106 corse su strada e ben 965 su pista. Fu campione italiano professionisti su strada ininterrottamente dal 1913 al 1925 (nove affermazioni), si aggiudicò tra l'altro sei Milano-Sanremo, cinque XX Settembre, cinque Milano-Modena, tre Giri di Lombardia, e due Giri d'Italia (con ben trenta tappe!)
Vinse il Giro d'Italia nel 1919 e nel 1923. Nel 1919 vinse dominando la classifica generale dalla prima all'ultima tappa. Nel 1914 vinse la tappa più lunga del Giro di tutti i tempi: la Lucca-Roma di 430 km. In totale ha vinto trenta tappe.
Non vinse mai il campionato del mondo, forse solo perchè venne istituito troppo tardi (nel 1927), ma tra le pagine più belle del suo "carnet" di vittorie troviamo il trionfo nel "Gran Premio Wolber", nel 1924, dove riuscì a sconfiggere - a casa loro - i fratelli Pelissier. Questa corsa era considerata una specie di campionato del mondo e rimane l'unica prova estera prestigiosa da lui vinta.
A 34 anni partecipò al primo Campionato del mondo sul Nurburgring finendo al posto d'onore, 7'15" dopo il trionfante Binda del quale è stato un grande rivale (così come lo era stato di Tano Belloni che, proprio per colpa di "Gira", ebbe l'appellativo di "eterno secondo").
Fu il primo corridore ciclista al quale venne addirittura dedicata una canzone e con lui, e per lui, era nata intanto la letteratura sportiva e vennero le firme illustri: Emilio Colombo, Orio Vergani, Felice Scandone, Mario Ferretti senior, Giuseppe Ambrosini, Ruggero Radice.
Riuscì perfino a vincere la "spagnola" quella terribile malattia che tante vittime fece sul finire della prima Guerra Mondiale.
Al termine dell'attività agonistica (a 43 anni!) divenne apprezzato direttore sportivo della Maino ("scoprì" e lanciò Guerra) e fu anche commissario tecnico della Nazionale guidando Bartali nel Tour del '38.
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