Gianni Motta e il mondiale di Heerlen

Nel 1967 al fianco di Motta era comparso il dottor De Donato, un medico, come dire?, d'avanguardia. Faceva particolari studi sulle fibre muscolari, da molti veniva ritenuto uno stregone. Motta ne fu quasi plagiato e la strana coppia fu spesso protagonista come al mondiale a Heerlen.
In preparazione al mondiale gli allenamenti di Motta erano massacranti; nell'antivigilia Gianni pedalò sul circuito iridato per 290 chilometri in otto ore a trentasei di media. A molti sembrò un'estenuante e allucinante maratona. A bordo dell'auto Molteni guidata dallo stesso De Donato c'era anche Marilena, fresca signora Motta. Ad un certo punto le borracce di sgradevoli intrugli, a base di cipolla, verdure diverse, cereali e altro vennero a nausea a Gianni che reclamò, piuttosto vivacemente qualcosa da mangiare. De Donato lo calmò ed entrò in una trattoria per comprare due panini al prosciutto. Andava dicendo ormai da tempo che Motta avrebbe attaccato in partenza e sarebbe diventato campione del mondo.
Gianni, in effetti, partì dopo cinque o sei chilometri. Fra gli altri lo seguì Merckx. I due tiravano come dannati, dopo parecchi chilometri si agganciò il pericoloso Jan Janssen, da solo. Eddy smise di collaborare e, alla fine, assai fresco vinse in volata, con Motta quarto.
Discussioni e polemiche a non finire, anche nella squadra azzurra; Motta si difese dicendo che in quella nazionale era isolato e che nella fuga non aveva compagni.
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