Storia di Franco Chioccioli

Il "coppino" (per l'espressione e il naso e ... per le speranze dei suoi sostenitori fra i quali Franco Montanelli, suo scopritore e valorizzatore) solo saltuariamente è stato all'altezza delle aspettative anche se non gli sono mancate giornate splendide che hanno dato la misura delle sue non comuni possibilità. Non ha, comunque, raccolto quel che ha seminato, tanto più che è stato sovente protagonista (quasi sempre involontario) di diversi "casi" che lo hanno frenato psicologicamente e ne hanno ridotto l'attività.
Passato professionista nel 1982 con la Selle Italia si fa subito notare per alcuni ottimi piazzamenti come il 2° posto al Giro dell'Appennino e al Giro dell'Etna. Partecipa al suo primo Giro d'Italia e si piazza al 25° posto.
Sarà proprio il Giro d'Italia a dargli le maggiori soddisfazioni ma anche la più grande delusione della sua carriera. E' il 1988, e la Del Tongo crede in lui per la vittoria finale. Franco parte forte: dopo la vittoria nella cronometro a squadre, vince la 6° tappa con arrivo in salita a Campitello Matese e la maglia non è sua solo perchè Podenzana con una fuga nelle prime tappe ha ancora un buon margine in classifica. Ma arrivano le grandi montagne, il suo terreno preferito, e, a Selvino, riesce ad indossare la sua prima maglia rosa. Quando sembra che sia arrivato il momento buono dopo tanti piazzamenti nei Giri precedenti ecco la sfortuna: il 5 giugno si deve scalare il Gavia; la neve, il freddo fanno la differenza e lui rimane attardato e perde la maglia. E' un colpo durissimo e negli arrivi successivi non lo troviamo mai tra i primi e nonostante ciò riesce a concludere il Giro al 5° posto (secondo degli italiani e suo miglior risultato di sempre).
L'anno successivo ci riprova e pur non ottenendo nessun risultato di rilievo è comunque nuovamente 5° nella classifica finale.
Nel 1990 la storia si ripete: nessun piazzamento di rilievo ma 6° posto in classifica nel Giro vinto da dominatore da Gianni Bugno.
Nel 1991 riparte, a quasi 32 anni, per il suo 11° Giro d'Italia; lo comincia alla grande, prende la maglia rosa alla seconda tappa grazie agli abbuoni per il secondo posto dietro il vincitore Bugno. La deve cedere per un giorno dopo la 4° tappa , ma la riprende il giorno successivo (sempre grazie ad un secondo posto di tappa) e la difende nel migliore dei modi: attaccando e staccando tutti sulle montagne. Infatti vincerà con la maglia rosa sull'Aprica e sul Pordoi e, infine, anche nella cronometro finale. Un'apoteosi ormai inattesa dopo tanti anni, che lo ripaga di tante amarezze e lo spinge ancora di più. Dopo due settimane è alla partenza del campionato Italiano su strada dove è grande protagonista con il 2° posto dietro Bugno.
L'anno successivo passa alla MG Bianchi e si ripresenta al Giro per vincerlo; ma è l'anno del primo successo di Indurain e nonostante una vittoria di tappa e altri piazzamenti di rilievo si deve accontentare di un 3° posto dietro anche a Chiappucci.
Nei programmi della squadra c'è anche la partecipazione al Tour de France, per lui la prima a quasi 33 anni; lo concluderà con un discreto 16° posto ma con una splendida vittoria di tappa per distacco a St. Etienne; inoltre transita primo su quattro G.P. della Montagna (tra i quali il mitico Galibier) e ottiene il terzo posto nella classifica finale della Montagna.
Conclude la carriera alla fine del 1994 con i colori della Mercatone Uno portando a termine Giro e Tour.
Complessivamente nelle 13 stagioni da professionista ha partecipato tutti gli anni al Giro d'Italia senza mai un ritiro (per sette volte si è classificato nei primi dieci!), ha ottenuto sette vittorie di tappa, vinto due tappe a cronometro a squadre e indossato per 22 volte la maglia rosa. Ha partecipato, inoltre, per 4 volte ai Mondiali su strada.
Articolo inviato da: Paolo Mannini (Firenze)
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