2 aprile 2000 - Ronde van Vlaanderen

Alla partenza da Bruges i corridori hanno di fronte 270 km di corsa con 16 muri (8 lastricati di duro pavé) ed altri 9 tratti di pavé pianeggiante. Il primo pavé arriva dopo il km 90 (Kanegem Neringstraat), il primo muro, in asfalto, al km 128 (Den Ast). Nella prima parte di corsa media non elevatissima e fuga di 2 belgi di secondo piano. La gara si vivacizza dopo il 150° km, con 4 muri ormai alle spalle e nel pieno di un tratto pianeggiante di più di 40 km: Eric De Clercq, già in fuga, viene raggiunto da Vierhouten, Skibby, Ortenzi e Michaelsen. Sul muro di Knokteberg si stacca De Clercq, mentre nel gruppo fa l'andatura la Farm Frites di Van Petegem. Al km 205, sull'Oude Kwaremont Skibby attacca e resta solo. Al km 209 si attacca il Paterberg, il muro più duro dopo il mitico Grammont. La Farm Frites con Ivanov allunga terribilmente il gruppo sul duro pavé.
Passato questo momento di gara veramente dura, ricominciano gli attacchi. Tra Kortekeer, Taaienberg e Eikenberg cedono anche Michaelsen e Vierhouten mentre Ortenzi si riporta su Skibby. Sui due piombano come falchi Tafi, Wauters e Serpellini.
Sul muro di Leberg cedono definitivamente Skibby e Ortenzi, lasciando un trio al comando. Tra i grandi si muove Spruch, che stacca tutti sul Berendries (km 239) e guadagna fino a 12". Arriva l'attesissimo muro di Tenbosse, reso celebre negli ultimi anni da Museeuw. Ma l'attacco non è dell'ex-campione del Mondo, bensì dell'altro favoritissimo Van Petegem. Risponde subito Tchmil, seguito da Vainsteins e Museeuw. Superato il Tenbosse rientrano Wesemann, Mengin e Van Dijck, mentre Spruch è riassorbito: il trio di testa è ora a soli 15" dagli inseguitori. Poco dopo il grosso del gruppo rientra.
Poco prima dell'assalto al mitico Grammont Tchmil, Van Petegem e Spruch, scatenatissimi, attaccano in pianura, ma l'azione non riesce. Il trio di Tafi trova vento contrario e viene a sua volta riassorbito... 40 uomini al comando e tutto da rifare!
Si assalta il terribile Grammont, il Muur, e sul primo tratto in asfalto Johan Museeuw attacca. Van Petegem, che aveva per primo tentato l'allungo, può si pianta. Ma sul tratto di pavé del Muur, spaccagambe all'inverosimile, Museeuw ha un inatteso cedimento. Steffen Wesemann lo raggiunge e lo passa, scollinando per primo davanti alla celebre Kapelmuur. Museeuw e Wesemann sono soli al comando.
Guidato da Van Petegem e Tchmil rientra sui 2 fuggitivi un nuovo gruppetto: tra gli altri ci sono Vainsteins, Guesdon, Konyshev e Hoffman. Con tutti i migliori davanti l'andatura cala e rientrano una ventina di atleti. All'attacco dell'ultimo muro, il Bosberg, prova Peers, senza fortuna. Vainsteins si incarica di fare l'andatura, per impedire scatti. Ci prova ugualmente Tchmil, ma è tardi: si scollina ed il Fiandre sembra doversi concludere con una volata di 30 / 40 uomini. Sorpresissima: dall'otto volante dei 16 muri riemerge clamorosamente Erik Zabel, ed ora il tedesco diventa il favorito assoluto!!!
10 km alla conclusione: Tchmil si sposta sulla sinistra e parte! Uno scatto secco, irresistibile, contro il vento e l'asfalto. Dopo un paio di km ha 20": il vecchio immortale guerriero ci crede! È una favola di vita, uno sforzo immenso che è il riassunto di una carriera. La Telekom si organizza: Zabel spedisce il generosissimo Wesemann a tirare a tutta, la Mapei piazza Peeters. Il duello sembra impari, 2 uomini contro 1, e Tchmil è stremato. La telecamera inquadra impietosa il suo volto arrossato, irrorato dal sangue di uno sforzo immane. La bocca è aperta, il suo respiro in apnea completa. Non è più il corridore che gareggia, è la sua anima mai doma. 3 km, poi 2, sembra impossibile: il gruppo è lì, a pochi metri. Tchmil si gira, il guerriero sa che i mastini lo stanno braccando sempre più vicini. Pochi, pochissimi metri! Ma sono sufficienti: il guerriero ce l'ha fatta, il suo volto si distende in un sorriso radioso, le braccia vanno al cielo, un urlo liberatorio scuote l'aankomst, il traguardo. Andreij Tchmil ha vinto il Giro delle Fiandre!
Ma la storia di questa meravigliosa classica non è ancora finita: a pochi istanti la volata del gruppo racconta il miracolo di Dario Pieri, 2° a sorpresa. Le sue lacrime di delusione sono, insieme al volto sofferente di Tchmil, la più bella immagine della Ronde.
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