26 marzo 1934 - Milano-Sanremo

Partenza alle sette e trenta, il cielo è sereno e la temperatura ottimale. Appena abbassata la bandierina, ecco subito in fuga Allegro Grandi immediatamente seguito da Cazzulani e dal belga Vervaecke. I tre coraggiosi fuggitivi trovano subito l'accordo e approfittando dell'inerzia del gruppo, arrivano a Pavia con più di un minuto su altri cinque avventurosi, vale a dire: Rossi e Bergamini che però forano quasi subito perdendo un treno buono, il tedesco Sieronski, Cassin e Orecchia, che, invece continuano nell'azione e dopo Bressana acciuffano i primissimi. Si è quindi formato un gruppetto di sei uomini tutti intenzionati a non farsi riprendere, anzi ad incrementare il loro vantaggio. Questo sale progressivamente fino a toccare quasi dieci minuti nei pressi di Novi Ligure. Dietro si assiste ad un esasperato controllo tra i soliti favoritissimi tra i quali è da segnalare un personaggio ben conosciuto dagli sportivi italiani, il belga Jeff Demuysère che naturalmente e furbescamente, avendo in fuga un compagno di squadra, non tira un metro. All'inseguimento dei sei si avventurano Rimoldi, Bovet, "Gepin" Olmo, Rogora e Camusso più un manipolo di comprimari. Davanti intanto i fuggitivi raggiungono la vetta del Turchino con Orecchia che passa per primo tallonato da Cazzulani e Vervaecke. Sulla Colletta cede Grandi e i cinque superstiti arrivano insieme a Savona. Nell'attraversamento di Varazze, Olmo fora e dai suoi innumerevoli tifosi e amici sale un urlo di disappunto perché è costretto a perdere un treno valido, cioè quello formato da Canazza, Camusso, Canavesi, Rogora, Mara, Demuysère, Grassi, Rimoldi, Graglia, Romanatti, Egli e Mealli. A Capo Noli, Cazzulani si avvantaggia sui compagni, mentre dietro il gruppo degli inseguitori si riporta sui quattro superstiti della fuga del mattino. Il sogno di Cazzulani di arrivare tutto solo a Sanremo si infrange sul tratto di strada tra Alassio e Laigueglia perché gli inseguitori si portano anche su di lui. Ma la battaglia sul ritmo dei trentasei all'ora non ha intenzione di esaurirsi e la corsa aspetta i Capi per esplodere. I primi due Capi vengono scalati ad un ritmo incredibile ma è su Capo Berta che si assiste alla decisione della corsa. Qui, infatti, con una bellissima azione, Demuysère stacca di un centinaio di metri Camusso e di qualche metro in più Cazzulani che, nonostante tutta la giornata passata a tirare, ha ancora delle energie integre. Seguono Vervaecke, Canazza, Cassin, Rogora, Mara e Romanatti. La discesa di Capo Berta viene percorsa a tutta dal belga, che prosegue poi nell'azione senza mai voltarsi, sicuro dei propri mezzi e delle energie tenute gelosamente in serbo per il finale dopo duecentosettanta chilometri pedalati furbescamente a ruota. Demuysère, dalla stampa soprannominato "la belva", non ha cedimenti e precede di poco più di un minuto uno straordinario Cazzulani e un commovente Camusso. Gli altri sette che si erano riuniti disputano la volata per il quarto posto.

tratto da:
C'era una volta la Milano-Sanremo, Carlo Delfino, Grafica D.G.S., Varazze, 1999
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