22 marzo 1931 - Milano-Sanremo

Il record di centoquaranta partenti mostra definitivamente, se ancora ce ne fosse bisogno, la popolarità raggiunta ormai da questa corsa. Il clima è freddo e il cielo velato quando alle sei e venti il gruppo si avvia per la ventiquattresima edizione. Nelle prime fasi della corsa si mettono in luce personaggi di scarso spessore atletico, ma si vede anche in fuga quel Jean Marechal autore di belle esibizioni nelle corse oltre alpe dell'anno precedente. Il plotone fa però buona guardia e c'è ricompattamento generale nei pressi di Ovada. Nessuna azione degna di rilievo viene segnalata sul Turchino dove passano in testa Binda, Guerra e Marchisio. In discesa attacca il ligure Ferrando che vuol passare in prima posizione davanti ai suoi tifosi e concittadini di Voltri, ma nella foga della picchiata, rimedia soltanto una caduta. Neppure la Colletta e i Piani d'Invrea riescono a fare una selezione degna di tale nome. C'è si un velleitario attacco di Mara che transita solo a Varazze, ma al rifornimento di Savona, nella confusione generale, il gruppone conta ancora più di quaranta unità (importante in questa fase della corsa il lavoro di ricucitura di Di Paco). A Spotorno una foratura di Binda da il via ad un attacco più convinto di Mara, Caimmi, Piemontesi, Bovet e Guerra, che poco dopo si attarda per cambiare rapporto. Un secondo gruppetto con a capo Giacobbe, Negrini e Camusso precede di poche centinaia di metri Binda che è pronto ad inseguire con due o tre compagni di squadra. In testa Bovet si esaurisce e gli altri tre non trovano le sinergie per condurre a fondo l'azione. Dopo Albenga si assiste così ad un ulteriore ricongiungimento generale. Nella zona dei Capi si viene a creare una nuova situazione di corsa favorita da un'altra foratura di Binda che provoca l'attacco di Caimmi e Camusso i quali transitano su Capo Berta con una trentina di secondi su Guerra, Frascarelli, Mara, Marchisio e Giacobbe. Sembra un'azione buona ma entrambi i fuggitivi devono scendere a cambiare una gomma. Si riforma allora un gruppetto di una ventina di unità sul quale si riporta, a seguito di una splendida azione, anche Alfredo Binda. Prima di Sanremo c'è il tempo di assistere ad alcuni tentativi di evasione, tra cui quello dello sconosciuto Carniselli, ma Negrini, Frascarelli e Marchisio, uomini di Binda, e Giacobbe, gregario di Guerra, non si lasciano scappare nessuno favorendo, in una volata, un testa a testa tra i due super favoriti e rivali della vigilia. Negrini, come al solito attacca da lontano, e Binda ancora freschissimo, non si lascia sopravanzare da nessuno e vince. La maglia dell'iridato riesce addirittura a scavare un solco di qualche metro ai danni di Guerra, Piemontesi, Battesini e Mara. Dopo corsa polemico in casa Bianchi perché Piemontesi non aveva ritenuto opportuno mettersi al servizio del veloce Mara per la volata. Ma c'è anche un inascoltato reclamo ufficiale presentato da Guerra nei confronti di Binda, colpevole di aver scostato con una manata il giovane Martano agli ultimi duecento metri. Sfogliando l'elenco dei classificati (più di cento) c'è da meravigliarsi nel trovare il nome di Carlo Galetti quasi cinquantenne.

tratto da:
C'era una volta la Milano-Sanremo, Carlo Delfino, Grafica D.G.S., Varazze, 1999
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