5 aprile 1914 - Milano-Sanremo

Alla partenza il cielo si presenta sereno e data la media elevata dell'anno precedente, il via viene ritardato alle sei e quindici. Altra novità è costituita dalla presenza tra i partenti di tre corridori australiani che infondono un'aria di vasta internazionalità mentre Girardengo si presenta al via con la maglia di campione nazionale conquistata l'anno precedente. Le prime due ore di corsa sono pedalate ad un ritmo molto bando, tanto che parenti ed amici si permettono di seguire con le loro biciclette. Anche chi fora o ha incidenti non gravi può rientrare subito. Infatti al controllo di Ovada sono ancora presenti quasi tutti quelli che hanno preso il via da Milano. Il gruppo dei migliori non viene spezzato neppure dalla salita del Turchino, cosicché in Riviera, grazie anche ad una andatura non velocissima, si sciolgono e si riformano continuamente gruppetti comprendenti naturalmente tutti i migliori. Un minimo di selezione avviene invece su Capo Berta dove Galetti ed Alavoine attaccano portando via un folto manipolo comprendente Doms, Pifferi, Saccone, Corlaita, Verde, Agostoni, Girardengo, Borgarello, Crupelandt, Calzolari, Lucotti, Beni, Passerieu, Santhià, Ganna, Masselis e i due australiani Munro e Kirkham. Dopo Imperia qualcuno cede di qualche metro, altri forano e non rientrano più, qualcuno riesce a riagganciarsi in extremis. Negli ultimissimi chilometri mentre si prepara l'inevitabile sprint, due o tre automobili del seguito fanno di tutto per rimontare il gruppo al fine di assistere all'arrivo. Una di queste provoca una caduta che coinvolge tre ciclisti a metà gruppo. Il plotone si spezza, qualcuno si getta nella scia dell'auto e imposta una volata lunghissima. Succede così che il giovane Ugo Agostoni di Lissone batte a sorpresa un Galetti mai così vicino alla conquista della Classicissima. Un italiano torna prepotentemente alla vittoria, ma cosa ben più soddisfacente è che nei primi otto arrivati, sei battono bandiera tricolore. Viene così messa in archivio una Sanremo che, succube dei "tempi moderni", vede la sua conclusione in uno sprint animato e conteso tra almeno una dozzina di pretendenti. Sarà la ruota libera, sarà il livellamento di valori, sarà l'assenza dei migliori stranieri, sarà il miglioramento del fondo stradale; fattostà che dopo più di duecentottanta chilometri, solamente pochi metri dividono i migliori.

tratto da:
C'era una volta la Milano-Sanremo, Carlo Delfino, Grafica D.G.S., Varazze, 1999
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