19 marzo 1937 - Milano-Sanremo

Ancora pioggia per questa edizione. Al momento del via spicca l'assenza dell'ormai affermato Gino Bartali alle prese con i postumi di una broncopolmonite. Nei primi chilometri va via una fuga con tre uomini: Introzzi, Romanatti, e Valetti, ai quali si aggiungono Zuccotti e Rogora. I cinque trovano subito un'ottima intesa ma il loro vantaggio non supera mai i due minuti perché il gruppo dietro non concede spazi. Nella salita del Turchino perdono contatto dai battistrada Rogora, Zuccotti e Romanatti ed è Valetti che transita per primo in vetta precedendo Introzzi di qualche metro. Il plotone, trascinato in lunga fila indiana da Camusso, passa e non più di trenta secondi. A Voltri assistiamo ad un raggruppamento generale e, per fortuna, non piove più. Sui Piani d'Invrea si invola tutto solo Camusso e al suo inseguimento si gettano subito Mollo, Bizzi, Bavutti, Del Cancia, Benente e Marabelli. Tra Varazze e Celle Ligure, un Olmo in gran forma, sentendo aria di casa si porta in testa al gruppo e, con due o tre allunghi notevoli, seleziona il corregionale Grosso Maggiorino e l'italo-francese Rossi quali compagni di avventura per raggiungere il vivo della corsa. Però, poco prima del rifornimento di Savona, Gepin viene messo fuori gioco a causa di una caduta provocata da un'auto del seguito il cui autista rischia il linciaggio da parte dei numerosi tifosi che hanno assistito "all'attentato" nei confronti del loro beniamino. Intanto in testa alla corsa l'andatura cala e una decina di pretendenti alla vittoria si porta sui battistrada. Da questo manipolo di ardimentosi, con un allungo poderoso, riesce ad evadere Del Cancia. Siamo tra Finale e Pietra Ligure e i compagni non credono che faccia sul serio, in quanto mancano ancora 70 chilometri. Gli lasciano prendere quei trenta quaranta secondi che gli consentono di sparire alla vista e Del Cancia non chiede di meglio spingendo a pieni pedali. Ad Alassio ha già due minuti di vantaggio, mentre dietro continuano a controllarsi. Protagonista di un'azione bellissima per potenza e continuità, il pisano di Buti arriva a Sanremo con più di due minuti di vantaggio su Favalli, il quale tardivamente riesce ad evadere dalle pastette di un piccolo gruppo di inseguitori che arriva dopo circa tre minuti ed è regolato in volata da Cimatti. Da rilevare il sesto posto di Luigi Macchi, indipendente, ma già buon dilettante e brillante gregario di Binda nei primi anni trenta.

tratto da:
C'era una volta la Milano-Sanremo, Carlo Delfino, Grafica D.G.S., Varazze, 1999
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