19 marzo 1938 - Milano-Sanremo

Dopo il positivo esperimento del 1937, si corre il giorno della festività di San Giuseppe. Quando alle ore 8,05 viene abbassata la bandierina, il lussemburghese Mersch scatta a cinquanta all'ora come se dovesse fare uno sprint. Inizia così una battagliata edizione della Classicissima sul filo dei quaranta di media in una giornata ideale, fresca e ventilata. Fughe, controfughe e scaramucce si susseguono fino a Pavia dove i cronometristi ufficiali al seguito, rilevano una media di circa 43 km/h!!! Finalmente dopo una ventina di chilometri, troviamo una fuga seria, fuga che a Pontecurone arriva ad avere un minuto e venti di vantaggio su di un gruppo spezzato in più tronconi. I protagonisti sono Castagnoli, Coppa, Mollo, Vicini, Romanatti, Varetto e il francese Deforge. Sul Turchino passano per primi Vicini e, a breve distanza, Deforge, mentre dietro si organizza l'inseguimento. Infatti a Voltri, Bartali e Olmo si portano a un minuto e trenta. La corsa attraversa in un lampo Cogoleto, Varazze e Celle Ligure dove tanti appassionati vengono colti impreparati dal prematuro e velocissimo transito della carovana e non riescono a vederne il passaggio. Alle 12,47, Deforge, che nel frattempo sui Piani d'Invrea ha staccato il rosso Vicini, arriva da solo al controllo di Savona e a quaranta secondi transitano tutti i migliori. Ad Albenga dove la media è prossima ai quaranta all'ora, il fuggitivo francese viene raggiunto da Olmo, Favalli, Bovet, Giulio Rossi, Bailo, Maggioni, Vignoli, Moro, Mara, Cottur, Rogora, Bavutti, Mallet e Galateau. Tutto da rifare. Approfittando di un certo controllo tra gli uomini più accreditati, su Capo Mele allunga Mallet, un parigino con le "stimmate" dello scalatore. A Diano Marina viene ripreso ma negli ultimi cinquecento metri di Capo Berta, proprio sotto gli occhi attenti di Girardengo che segue la corsa, riparte di slancio inseguito a breve distanza da Favalli, Olmo, Bovet e Galateau, i soli ancora in grado di spingere sui pedali con una certa efficacia. A San Lorenzo si riforma il quintetto e tutti collaborano perché c'è la notizia che dietro, Bartali ,Bizzi, Bailo e Rogora inseguono a grande andatura tentando la rimonta. All'ultimo chilometro Galateau, che evidentemente si era un pò risparmiato, tenta il colpo a sorpresa, ma prima Favalli e poi Olmo lo vanno a stoppare. Arriviamo ai quattrocento metri e Favalli con una finta tenta di far partire lungo Olmo ma il ligure non abbocca. Quest'ultimo ai duecentocinquanta affonda deciso sui pedali e Favalli tenta di rimontarlo sulla destra trovando però un qualche ostacolo nella motocicletta di un milite della strada. Olmo ha così via libera mentre gli altri compagni di fuga francamente non possono pretendere di più, non essendo mai stati in corsa per una vittoria allo sprint a ranghi ristretti, esercizio in cui Gepin era praticamente imbattibile. E così la Sanremo si consegnava per la seconda volta al savonese, che veniva da un'annata, il 1937, non proprio brillantissima e una vittoria bis di tale spessore, ottenuta in una indiavolata Milano Sanremo a 38,517 di media (record della corsa), lo rilanciava nel ristretto novero dei campioni di casa nostra.

tratto da:
C'era una volta la Milano-Sanremo, Carlo Delfino, Grafica D.G.S., Varazze, 1999
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