2 novembre 1913 - Giro di Lombardia

Partenza da Corso Sempione alle 7.13, cielo sereno. Gruppo compatto fino al Brinzio dove Girardengo attacca a più riprese ma nella sua scia resistono Pelissier, Lucotti, Aberger ed Albini. I cinque transitano in vetta con poco meno di un minuto di vantaggio sugli inseguitori guidati da Agostoni e Brocco, ma la discesa ricompatta le file e dopo 125 km, a Como, sono in testa in una ventina. Sulla salita della Cappelletta si riaccende la bagarre e sotto la spinta di Agostoni e Godivier il gruppo si assottiglia nuovamente anche se i migliori rimangono ancora insieme. All'improvviso foratura di Pelissier, Girardengo scatta subito, trascinandosi dietro Godivier (primo in vetta), Chironi, Lucotti, Calzolari ed Annoni ma dopo poche centinaia di metri si ritrovano ancora in una dozzina al comando e Pelissier sta ormai per rientrare quando fora di nuovo; il francese è scoraggiato, perde minuti preziosi per riparare il guasto, ma sopraggiunge Trousselier che lo rincuora e lo spinge a non arrendersi. Pelissier si rianima, insegue furiosamente e riduce sensibilmente lo svantaggio, mentre in testa si riforma un gruppo di almeno venti unità non essendo la gara molto tirata. Al controllo di Bergamo (45 km all'arrivo) il gruppo di testa è composto da 24 unità e per evitare cadute o incidenti dovuti alla ressa per la firma del foglio di controllo, viene decisa una "neutralizzazione" di 3'. Nel frattempo, però, mentre gli atleti del primo gruppo firmano e si rifocillano in tutta tranquillità, giunge il gruppetto degli inseguitori con Pelissier. La confusione è enorme: le auto del seguito invadono la strada, i corridori rimangono bloccati, la situazione sfugge di mano agli organizzatori tanto che dopo alcuni minuti di caos totale i corridori ripartono tutti insieme. La "neutralizzazione" quindi in realtà è stata solo per i primi. Nessuno si accorge del clamoroso errore e Pelissier si mantiene tranquillo in coda al gruppo che prosegue senza sussulti tanto che rientrano altri corridori ed il gruppo di testa è ora composta da una cinquantina di unità. La velocità aumenta solo alle porte di Milano quando ormai è chiaro che si arriverà allo sprint. Nelle vie cittadine c'è molta confusione, il pubblico è numeroso e, in Corso Padova, un esagitato tifoso in bicicletta cerca addirittura di intrufolarsi in mezzo al gruppo, provocando un pericoloso sbandamento e una rovinosa caduta che coinvolge una quindicina di corridori; i più colpiti sono Pavesi, Gerbi e Torricelli i quali rimangono a terra, doloranti e sanguinanti. Il gruppo si spezza in più tronconi, Durando ha la bici rovinata e la sua corsa è finita. Pelissier e Brocco rimangono leggermente attardati ma riescono ad accodarsi ai battistrada proprio all'ingresso del "Trotter" dove Agostoni entra per primo tallonato da Lucotti, Chironi, Verde e Girardengo. Il pubblico preme sulle transenne, uno spettatore entusiasta si lancia addirittura in pista creando scompiglio nelle posizioni di coda del gruppo e si verifica un'altra caduta nella quale rimangono coinvolti Calzolari, Petiva e Chironi. Tutta la Maino è per Girardengo che viene saldamente guidato e protetto dai suoi compagni con Agostoni ancora in prima fila. Ma quando i corridori si trovano a metà del rettilineo opposto a quello di arrivo un'auto del seguito compie una brusca ed azzardata manovra, attraversa la pista per precipitarsi sul prato e taglia nettamente la strada ai corridori. Agostoni è costretto a frenare bruscamente, si verifica una sbandamento che danneggia notevolmente gli atleti in testa al gruppo tra i quali Girardengo. Ne approfittano i francesi che, trovandosi ancora nelle posizioni di retrovia, evitano di frenare e lanciano lo sprint con Brocco in testa seguito da Pelissier e Beni. Nel caos dello sbandamento la ruota anteriore di Agostoni tocca quella posteriore di Pelissier e l'ulteriore sbandata trascina a terra parecchi corridori tra i quali Borgarello, Gremo e soprattutto Girardengo. I francesi hanno via libera: Brocco insiste nella sua progressione, poi sul rettilineo finale esce prepotentemente Pelissier si porta al comando, conquista una decina di metri e taglia nettamente per primo il traguardo davanti a Brocco e Godivier. Un trionfo per i francesi, ma il pubblico è inferocito: data la distanza, non ha potuto capire la dinamica della caduta i cui responsabili sembrano i francesi. Si sparge velocemente la voce secondo la quale Girardengo è stato appositamente ostacolato da Pelissier e si scatena una vera e propria caccia al vincitore. Alcuni tifosi invadono la pista e si precipitano sul prato dove il francese è stato appena premiato. Pelissier viene circondato, insultato, spinto, volano sputi, calci, pugni. Il francese riesce a divincolarsi e, sanguinante e con la maglia strappata, corre verso le tribune e si rifugia nella cabina dei cronometristi dove arrivano al suo fianco due carabinieri. Ma i tifosi non si fermano, raccolgono delle cartacce e cominciano ad accendere dei fuochi, la situazione degenera, sembra quasi che vogliano incendiare le tribune. Finalmente giungono altri carabinieri e tutto, anche se con molta difficoltà, si placa. Pelissier potrà lasciare il suo rifugio soltanto dopo due ore avvolto in un cappotto e un largo cappello per non farsi riconoscere.
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